La solitudine di chi è malato di demenza

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Novantenne afflitta da demenza senile e cedimento vertebrale causa di dolori diffusi, titolare di pensione di reversibilità e accompagnamento, madre di figlia unica. Come tanti. Non è solo la mente che si spopola o i dolori ad affliggermi, ma la solitudine, l’abbandono, il rischio indigenza che le istituzioni assecondano, incentivano e legittimano. Il medico di base, chi è questo sconosciuto? I servizi sociali, poveri e disarmati, ti illudono ma poi ti lasciano. Altre priorità e fabbisogni in presenza di risorse scarse. Assistenza a domicilio o in struttura? Solo per ricchi. Visite mediche? Paga se vuoi l’appuntamento entro la tua vita utile residua. Bonus spesa? C’è chi è ancora più povero di me. Ringrazio, per contro, il Centro diurno Mantovani che quotidianamente mi ospita, ringrazio mia figlia che tutti i giorni mi accompagna. Ma è tutto qua. Prendo a prestito uno slogan ambientalista: fermiamo lo scempio. Grazie al mio Ghost Writer per questa mia.
Amelia Galbiati
Botticino Sera

Cara Amelia,

attraverso questa pagina delle lettere, un pezzetto alla volta, giorno per giorno, componiamo un collage vario e ampio della nostra società.

Un mosaico nel quale la sua tessera formato francobollo ha i colori accesi del sarcasmo, che poi non è altro che l’ironia quando prende il gusto dell’amaro.

Ci rivolgiamo allora a lei in prima persona, pur sapendo che ormai vive nel suo mondo e che i contatti con quel che resta del giorno sono per lo più interrotti, essendo la sua mente in un’altra dimensione, per noi oscura (e questa cortina di nebbia, questo non sapere cosa si prova realmente quando la testa cessa di essere a bolla, è una domanda che ci scuote e interroga, con l’aggravante di non poter ricevere risposta alcuna).

Perciò, proprio come si fa con nuora affinché suocera intenda, utilizziamo lei come sponda per una carezza alla sua «ghost writer», a colei che le ha dato voce e - immaginiamo - anche appoggio, dignità di vita.

La sua, la vostra solitudine, è comune a centinaia di persone, in tutta Brescia, con il servizio pubblico che non riesce a garantire un’assistenza adeguata è tutto lasciato all’improvvisazione, al «chi può si arrangia».

«Fermiamo lo scempio» è uno slogan condivisibile, che sottoscriviamo sillaba per sillaba, temendo tuttavia che rimanga sulla carta.

Perciò ci fermiamo un passo prima, grati anche noi al centro diurno Mantovani e a tutte le persone e le strutture che in silenzio, senza richieste di medaglie al petto, portano un pezzetto di croce, rendendo il calvario quotidiano di chi è malato di demenza meno in salita. (g.bar.)

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