La pesca del luccio nel lago d’Idro: un danno all’habitat
Con la presente esprimo il mio disgusto e sgomento per l’articolo inerente alla cattura di un luccio sul lago di Idro. Premetto che non sono un vegano impazzito ma un pescatore sportivo, come tale ho ben presente le problematiche di conservazione delle specie autoctone in Italia. Il luccio fra tutte è una specie sotto grave minaccia di estinzione, già sparito da numerosissimi habitat ma che nonostante questo viene ancora incredibilmente trattenuto da persone come il sig. Ruotolo, e nel farlo spesso trova il plauso della stampa locale come il vostro giornale. Come sempre le normative sono obsolete e inefficaci e se ci sono non vengono rispettate soprattutto da questo tipo di pescatori, che ancora pensano di poter trattenere il pescato a cuor leggero, pur di farsi una «bella mangiata». Altra problematica che apre il vostro imbarazzante articolo è quella della pesca professionale in acque dolci. Pratica ormai insostenibile e anacronistica nei nostri ambienti martoriati e annientati dalla nostra mentalità rapinatrice. Leggendo articoli come il vostro i pescatori sportivi, quelli veri (vi informo che sono molti) che creano indotto tramite azioni di tutela e implementazione della ittiofauna , non trattengono il pescato, e sono disposti a pagare permessi e servizi per pescare in certi ambienti, si terranno lontani come la peste dai vostri luoghi, relegandoli al medioevo in cui sono tuttora a tempo indeterminato. Aggiungo, per fare la punta ai chiodi, che un luccio di 2,5 kg è una preda misera, e in luoghi come il lago di Idro meriterebbero e potrebbero nuotare bestie di tutt’altra dimensione.
// Francesco Zannini Quanto riesce a scatenare la fotonotizia di un luccio pescato! Giudichino i lettori. (n.v.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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