La mia esperienza negativa terminati gli anni del liceo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

Ho terminato la 5ª al Liceo Calini di Brescia quest’anno. Ho finito e sono felice, finalmente leggera. Sono leggera perché finalmente mi posso liberare del fardello di questi cinque anni assurdi. Finito l’orale mi sono sentita come se mi mancasse un peso dal petto e dalle spalle, un peso di cui apparentemente in questi cinque anni non mi accorgevo se non in altra misura, ma che all’improvviso, tolto, mi ha fatto sentire anche svuotata. Sono stati anni duri, in cui non c’è stata nessuna empatia da parte di molti docenti, nessun loro desiderio di trasmetterci l’entusiasmo della conoscenza e del ragionamento ma solo l’ansia di verifiche a tappeto per avere un numero spropositato di voti, nessuna volontà di farci amare quello che facevamo, con insegnati frustrati che buttavano il loro malessere su di noi, nessuna vera meritocrazia ma spesso solo voti punitivi in base alla simpatia o meno; c’era spesso la volontà di primeggiare su di noi, assegnando in modo folle come per punirci, senza rispettare, la quotidianità, le vacanze o l’impegno dei giorni finali prima degli esami. Leggo di alunni che hanno deciso di non conseguire l’orale e quando leggo le loro motivazioni è come se ascoltassi me stessa in quel disagio. Per la prima volta dopo anni mi sono sentita meno sola. Hanno provato a toglierci anche il sogno di poter realizzare qualcosa dopo, perché la nostra inadeguatezza era dovuta anche al fatto di farci sentire sempre «poco» e mai abbastanza. Avrei potuto cambiare scuola, lo so, ma anche questo sarebbe stato per me un fallimento. Ogni decisione insomma non era giusta. Ora sono felice, libera e so che a dispetto di tutto c’è un mondo fuori che aspetta tutti noi. Ho capito solo in questi giorni, quando quel peso e quel vuoto sono stati sostituiti da un senso di benessere, che dobbiamo sognare a dispetto di quello che ci è stato fatto. Parlo per me ma la maggior parte di noi si sentiva così. Io ora finalmente volo, perché ho scoperto che sotto quei legacci metaforicamente imposti per nasconderle, avevo le ali. Ad maiora semper amici del quinto anno del 2025.

Lettera firmata

Carissima, in tre giorni è la terza lettera che dedichiamo a vicende scolastiche: in questo senso, non si va mai in vacanza. Nel merito, vorremmo evitare generalizzazioni, poiché il Calini è liceo frequentato da molti e siamo certi che non mancheranno esperienze differenti, opinioni opposte. Tuttavia il disagio provato non va mai taciuto, specialmente quello dei giovani, qual è appunto lei, che dimostra coraggio, oltre che sensibilità. Da parte nostra dunque l’augurio di restare lieve. E «Ad maiora semper» è un bel motto per spiegare le ali, come merita. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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