La metafora della Concordia e capitani inadatti

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In questi ultimi giorni molti hanno utilizzato la Concordia come metafora dell’Italia che, dopo essere affondata, si è risollevata. Credo di poter affermare con relativa tranquillità che, nel remoto caso in cui potessimo effettivamente fare questo tipo di paragone, sarebbe per ragioni ben differenti. Potremmo, per esempio, dire che una nave è affondata a causa delle scelte del proprio comandante che, per pavoneggiarsi o semplicemente per inadeguatezza (e non sta a me giudicare se e quali siano le ragioni), non è stato in grado di compiere il proprio dovere (e, in Italia, abbiamo visto fin troppi «capitani inadatti», a tutti i livelli di comando). Inoltre questo paragone non regge per il semplice fatto che il nome della nave è «Concordia» e mi pare che non ce ne sia molta nel nostro Paese, anzi. Infine, se proprio vogliamo essere corretti fino in fondo, la Costa Concordia non si è risollevata per ricominciare a navigare, come dovrebbe fare l’Italia, ma per essere trasportata in un porto in cui verrà smembrata. L’accostamento con la situazione italiana potrebbe essere evitato e, forse, dovrebbe, poiché, come spesso accade, i fatti di cronaca monopolizzano l’attenzione comune, dimenticando che, dietro il fattore «scenografico» di una nave che si rialza, ci sono vite perse, che non torneranno. Paola

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