La memoria di un difensore della libertà

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Oggi, ad un anno dalla scomparsa, vorrei ricordare un grande uomo, al quale tutti a Manerbio dobbiamo molto, ma soprattutto libertà, dignità, orgoglio: Gianfranco Grandi. Il partigiano rappresentativo tra i nostri concittadini, anche per la memoria della Resistenza portata da lui avanti con l’orgoglio e la dignità che lo hanno sempre contraddistinto. Di libertà era stato assetato durante il ventennio fascista e la celebrava e riusciva a decantarla ogni giorno, oltre che nelle occasioni ufficiali e nelle cerimonie commemorative della storia antifascista. Grandi è stato definito in vari modi, saggio, lungimirante, testimone attivo di quell’insurrezione nazionale che smantellò definitivamente il fascismo ed il nazismo d’occupazione, ma rimane soprattutto una di quelle persone che sono difficili da dimenticare, perché, pur se non sono più accanto a noi, continuano ad accompagnare il nostro cammino di cittadini liberi e democratici. Lui era un misto di coerenza, di una sua cultura politica contro tutti gli -ismi e, da vecchio socialista convinto qual era, recava dentro di sé il piacere della partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. Possiamo anche parlare del suo tratto talvolta ruvido del carattere, che nascondeva però una grande umanità, così come negli ultimi tempi in cui dimostrava davvero la vecchiaia nelle gambe e la giovinezza nel cervello. Ora senz’altro, dovunque lui sia, mi piace vederlo mentre sta rabbrividendo non solo della situazione politica italiana, ma anche del disastro economico di Manerbio. Ce lo vogliamo ricordare per il suo instancabile impegno politico e civico, fino all’ultimo dalla parte dei diritti dei lavoratori e dei diseredati. Socialista da sempre, mai ha barcollato nelle sue convinzioni, anche quando il Psi è stato annientato o si è annientato da solo ed è imploso dall’interno. Proprio quando era divenuto comodo passare ad altri partiti, ha saputo rimanere come è sempre stato: un vero socialista dalle immutabili idee libertarie. Dobbiamo soprattutto ricordarlo e farlo ricordare ai giovani, perché in definitiva è stato un uomo che ha sempre creduto in ciò che diceva e che faceva, mettendoci tutta la sua onestà, il cuore e la mente. Da lui ho imparato molto, soprattutto a lottare contro il qualunquismo che ci porta inevitabilmente al pensiero unico, che annulla tutte le ideologie in cui abbiamo creduto. Ci sembra ancora di vederlo, negli ultimi tempi per le strade di Manerbio, sul suo triciclo con l’asta porta-bandiera, in cui issare il tricolore nelle ricorrenze civiche locali e nazionali. È un lungo anno che il nostro Grandi ci manca e ci mancherà la sua presenza divenuta ormai il simbolo dell’uomo pronto in ogni occasione a difendere la nostra libertà e l’indipendenza personali, intrecciate però con la giustizia sociale per tutti. Luigi Andoni Manerbio

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