La linea rossa in Metro: spiegatela meglio, grazie

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Rubo poco spazio per raccontare un breve episodio. Ogni giorno verso le 13.30 accompagno mia moglie a prendere la Metro in piazza Vittoria perché si reca al lavoro alla biblioteca del Vill. Prealpino, mentre io mi fermo a lavorare in Broletto. Mercoledì 22, accompagnata la gentile consorte, riprendo l’ascensore per andare in ufficio e subito fuori dell’ascensore vengo fermato dallo stesso solerte controllore che ben 4 minuti prima mi aveva visto scendere con mia moglie (siamo in pieno agosto ed eravamo gli unici in quel momento). Mi chiede il biglietto che, naturalmente per me, non avevo non avendo usufruito di alcun trasporto pubblico. Il controllore mi fa notare che superata una linea rossa all’ingresso si entrava in una zona a cui possono accedere solo i titolari di idoneo titolo di viaggio. Seccato ho reagito con un «chi se ne frega», sbagliando, lo riconosco, e scusandomi con l’operatore. Lo stesso dopo una lunga ramanzina sulla necessità di tenere un linguaggio più consono all’ambiente e rispettoso dell’importante ruolo che stava svolgendo in quel momento mi concedeva di soprassedere. A quel punto ho preteso che, se a rigor di norma mi aveva prospettato una sanzione, pur non avendo utilizzato alcun mezzo pubblico, mi fosse contestata la multa prevista. Cosa che ha regolarmente fatto (compilando e staccando il verbale n. 361071 di euro 32,00, che ho regolarmente pagato). Non voglio farne una questione di Stato e polemizzare più di tanto, mi permetto solo un piccolo appunto rivolto ai gestori di Brescia Trasporti: alla mia richiesta al solerte controllore di indicarmi dove fosse esposta la norma che, di fatto, m’impedirà di accompagnare mia moglie a prendere il treno (a meno che non sia previsto un abbonamento scontato per soli accompagnatori!!) mi faceva notare un cartello (pieno di divieti) dietro un angolo che chi scende la prima rampa di scale e prende subito l’ascensore non nota assolutamente. Mi auguro che venga spostato e messo meglio in evidenza all’ingresso, vicino alla fatidica linea rossa. Da oggi, inoltre, avendo il cuore tenero, e appena il tempo me lo concederà, sosterò vicino alla sbiadita linea (guardandomi bene di non oltrepassarla) per osservare con occhio lucido gli addii di mogli, mariti, fidanzati, padri e figli che saranno costretti a lasciarsi proprio lì, guardandosi, vicini ma già lontani (un po’ come in Corea), e sempre assolutamente consapevoli e rispettosi della presenza di un ferreo regolamento sanzionatorio.

// Antonio De Gennaro
Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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