La libertà, un volo tra alte vette e coscienza

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Ma... siamo veramente liberi? Ah, se potessimo avere le ali e volare leggeri su e su, qua e là, come quegli uccelli che planano sulle nostre teste lasciandosi accarezzare dalla brezza! Volare è il sogno dell’uomo fin dai primordi. Qualcuno vuole sentire quell’ebbrezza e ci prova col deltaplano e qualcuno sale sempre più in alto fin sulle più alte cime dei monti, quasi a toccare il cielo e lasciandosi scuotere ed avvolgere dal vento che spazza via ogni pensiero ha l’impressione di volare, in un mare di silenzio. Penso siano forti fremiti dello spirito, ma poi tutto ritorna comunque nella normalità: la forza di gravità ci tiene ancorati a questa terra e se proprio vogliamo volare dobbiamo prendere un aereo, che non è proprio la stessa cosa! Premesso che abbiamo la fortuna di vivere in un Paese dove le libertà sono una garanzia per tutti, non è poi sempre matematico anche qui, l’essere liberi! Sentirsi liberi è come volare, assaporare la leggerezza dell’essere, staccarsi da terra per vibrare nell’aria come libellule; spazi immensi intorno a noi, rumori, fragori del nostro quotidiano, ovattati e problemi, affanni , angosce, che sono la nostra zavorra, flebili lumicini. Ricordo con quanta foga noi bambini rincorrevamo i foulard di nailon lasciati liberi nel vento forte che precede un temporale e con quanto sforzo cercavamo di acchiapparli; balzi e salti, estensioni e corse a zig zag, ora aiutati, ora ostacolati dalle raffiche, grida e risolini che si mescolavano ai fragori dei tuoni; ecco, alla fine raggiungevamo lo scopo, e in quelle gincane e giravolte avevamo la sensazione di... volare. Sì, proprio così! Era un’emozione forte! Ci sentivamo liberi, liberi nel vento. Anche quando allargando le braccia, offrendo il nostro corpo agli scrosci della pioggia che con violenza, ma anche con delicatezza, sembrava avvilupparci in un fresco abbraccio, mentre tutti correvano al riparo, avevamo la netta sensazione che sfidare gli elementi della natura fosse un modo per mostrare la nostra forza, ma soprattutto il nostro sentirci liberi. Le ribellioni adolescenziali per affermare le libertà della propria vita sono un’esperienza comune a tutti; l’adolescente vuole prendere le redini del gioco, vuole gettare tutto quanto è prestabilito, fissato dagli adulti come fosse il male assoluto, non vuole condizionamenti, vuole scegliere il suo percorso di vita autonomamente, vuole affermare la sua indipendenza e qui il rapporto genitori-figli si trasforma sovente in un perenne braccio di ferro. È un lungo percorso il comprendere che la libertà si conquista con la fiducia e la maturità che il ragazzo dovrà dimostrare giorno dopo giorno e che i paletti che genitori, scuola e società pongono alla sua libertà non sono che tracce per indicargli il giusto cammino ed impedirgli di percorrere strade sbagliate, a volte senza ritorno. In un mondo di immagini, i nostri ragazzi digitali hanno la sensazione di affermare la loro unicità ricorrendo spesso ad azioni sempre più spericolate da dare in pasto ai followers; non percepiscono i pericoli e quanto questa ossessione dilagante che offusca le menti non renda giustizia al loro senso di libertà. Rendersi conto che sognavano altri sentieri, altre spiagge, altri porti, e poi aver percorso le medesime strade di genitori e nonni ed esserne soddisfatti, è tipico dell’età adulta; in questa fase della vita sentirsi liberi è potersi guardare allo specchio e sorridere a noi, al nostro essere ed essere stati. Come diceva Kant: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di riverenza... il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me». Quando poi il panorama della vita si offre a noi nella forma più completa della maturità siamo ormai consapevoli che anche se non ci siamo lasciati abbacinare dalle false lusinghe del consumismo e non siamo caduti nel conformismo delle mode dilaganti, abbiamo comunque dovuto scendere a compromessi con il nostro spirito libero: l’amore posto nelle relazioni ha sottratto degli spicchi alla nostra libertà; il fatto è che non ne siamo per niente dispiaciuti. Allora... quando potremo assaporare veramente la libertà vera, quella che fa vibrare le corde del nostro spirito e sola, è in grado di farci sentire l’ebbrezza del volo? Forse...solo quando ormai raggiunto «l’inesplorato dei continenti dalla cui frontiera non c’è viaggiatore che torni» potremo finalmente allargare le braccia e urlare: «Sono libero!!!» Forse... Chissà...

// Eleonora Sala
Gussago

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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