La giornata tipo e le difficoltà di un postino

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Gentile direttore, scrivo al vostro giornale perché sento la necessità di lanciare un messaggio a tutti i lettori che si lamentano dei disservizi postali e se la prendono sempre con i postini. È bene rendere nota anche l’altra campana con un rapido excursus di quella che è la giornata tipo, e di quelle che sono le difficoltà, del postino. Mi scuso, ma le devo chiedere l’anonimato, perché temo ritorsioni. Vengo al dunque: per tutti coloro che ancora non lo sapessero, da qualche mese è entrato in vigore il fallimentare sistema di recapito a giorni alterni che, precocemente o meno, ha reso manifesto a tutti (spero anche ai dirigenti delle Poste) la precarietà e l’impraticabilità di tale sistema. Noi poveri postini, che prima di tale sistema eravamo molti di più e gestivamo una sola «areola» (o zona), ora ne dobbiamo gestire due (giustamente bisogna coprire tutte quelle scoperte per effetto del colpo di scure dei tagli al personale). Di fatto, ogni giorno si viene a creare un accumulo di posta arretrata che diventa giacenza, difficilmente smaltibile. Qualcuno di noi addirittura se la porta a casa, per portarsi avanti per il giorno successivo. La finalità è buona, ma sappiamo bene che non si dovrebbe fare. Eppure è una corsa contro il tempo: bisogna recuperare e incasellare lettere, bollette, riviste, giornali e soprattutto una marea di pubblicità; questo ovviamente va fatto anche per quella zona dove la corrispondenza verrà consegnata solo il giorno successivo. A sommarsi a tutto ciò non dobbiamo dimenticare anche la posta a firma e i pacchi di Amazon che dobbiamo andare a ritirare e preparare, caricando tutto il materiale (sono quasi sempre molti pacchi e più di 100 pezzi a firma) sui lentissimi palmari; si tratta di un’operazione che richiede minimo un’ora o un’ora e mezza (salvo guasti alla linea di rete, essenziale per la sincronizzazione dei palmari) e che porta il postino a scasellare il tutto e a confezionare la posta a pacchetti per poter uscire. Una volta usciti dobbiamo fare i conti con moltissimi contrattempi quali le intemperie meteorologiche, il traffico, la difficoltà nel trovare qualcuno che ci faccia entrare nei condomini (molti si lamentano perchè citofoniamo) quando basterebbe mettere le cassette all’esterno; in questo modo noi eviteremmo di aspettare molti minuti per entrare e soprattutto non disturberemmo nessuno. Aggiungiamo poi le difficoltà connesse alla posta a firma: i palmari possono incepparsi, la gente può metterci tanto tempo a scendere per firmare o, non fidandosi, ci rivolge raffiche di domande che ci fanno perdere tempo. Molte quindi le difficoltà dovute a questo sistema. Molti anche i colleghi che restano al lavoro ben oltre la fine del turno, senza garanzie di retribuzione dello straordinario non concordato. Insomma, c’è chi fa di tutto e di più per garantire agli utenti il servizio. Cerchiamo di non dimenticare che il postino è una persona umana ed è ben lungi dall’essere un «robottino telematico».

// Lettera firmata Raccogliamo la lettera-sfogo di questo postino manifestando piena solidarietà a quanti si stanno prodigando per mitigare i disservizi nella consegna della corrispondenza. E sono tanti. Per fortuna ben lontani dal volto marziano pubblicizzato da Poste Italiane, oggetto dell’editoriale del giornale di oggi, a firma Clementina Coppini. Sappiamo bene che i portalettere sono solo l’ultimo anello di una catena chevantava servizi d’eccellenza. Il postino non è certo quel robottino alla ricerca del volto umano sbandierato nello spot-beffa. Lui, il postino dei giorni alterni, la faccia già ce l’ha. E la mette in mostra tutti i giorni esponendosi alla inevitabile e pubblica protesta che rischia di sfogare sull’obiettivo sbagliato la rabbia per un servizio che non c’è più. (n.v.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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