La figura di Moroni e il silenzio ingiusto che l’accompagna

Lettere al direttore
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Il 3 settembre ho letto sul suo giornale, a firma di Claudio Baroni, il ricordo di Mino Martinazzoli, scomparso il 4 settembre, figura di grande rilievo per la storia politica bresciana e nazionale. Vorrei cogliere l’occasione per sottolineare che due giorni prima, il 2 settembre, cadeva un altro anniversario importante per la nostra città e per il Paese: i 23 anni dalla tragica scomparsa di Sergio Moroni, deputato socialista bresciano, che nel 1992, nel pieno della tempesta di Tangentopoli, decise di togliersi la vita lasciando una lettera al Presidente della Camera Giorgio Napolitano. In quella lettera - lucida e dolorosa - Moroni denunciava il clima di ipocrisia e di sommaria condanna che stava travolgendo la politica italiana. Parole che restano drammaticamente attuali. Eppure, mentre l’Avanti! ha avuto la sensibilità di ricordarne l’anniversario con un intervento di Gaetano Amatruda (“Per non dimenticare un clima infame”, 2 settembre 2025), attorno a Moroni è calato ancora una volta un silenzio generalizzato, soprattutto da parte delle forze politiche che pure furono a lui vicine. Un silenzio ingiusto, se pensiamo che Moroni fu protagonista della vita politica socialista bresciana e, nel 1992, risultò il parlamentare più votato del Psi. Oggi, mentre all’orizzonte sembrano nascere nuovi soggetti che si richiamano al socialismo italiano, credo sia doveroso restituire memoria a figure come quella di Sergio Moroni. Non si tratta di rivalutazioni postume né di giudizi storici, che spettano alla Storia. Si tratta piuttosto di non dimenticare un uomo, un politico, un bresciano che ha vissuto con passione il proprio impegno civile. Ricordare Moroni significa restituire a Brescia il senso di una stagione drammatica ma autentica, che non va lasciata cadere nell’oblio.

Rinaldo Sbaraini
CHIARI

Caro Rinaldo, raccogliamo volentieri il testimone, condividendo appieno ciò che scrive: nessun tentativo di rivalutazione postuma, né giudizio rammendato, bensì il ricordo di uomo, di un politico bresciano che visse con passione e talento il proprio impegno. Chiederemo perciò a uno dei nostri editorialisti di farne memoria, tracciandone un ritratto («in chiaroscuro, che se si evidenzia solo lo scuro si è canaglie, se si risalta solo il chiaro dei leccapiedi»). Qui ci limitiamo a ribadire quanto fosse diversa quella stagione, nella quale la politica era giunta all’apice dell’invadenza - palesando tutti i difetti che l’invadenza comporta - eppure conservava ancora quella tensione ideale che, in coppia con la religione, la distingue da ogni altra attività umana. Lo dimostra l’epilogo tragico dello stesso Moroni, che non resse l’urto dell’ignominia, pagando un prezzo esorbitante: la sua stessa vita. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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