La fiera di Brescia, le scelte sbagliate e il futuro Nibiru

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Tra pochi mesi, la Fiera di Brescia chiuderà i battenti. L’Immobiliare controllata dalla Camera di Commercio, proprietaria del padiglione di via Orzinuovi, ha avviato contatti con Micromegas Comunicazione, società romana che si propone di creare in quella struttura il Nibiru Planet, una sorta di parco tecnologico e scientifico, con finalità didattiche e ricreative. Bell’azzardo, non c’è che dire. Ma ormai, a Brescia, le fiere erano alla canna del gas. Solo nell’ultimo esercizio, le perdite avevano superato i due milioni di euro. Si smantella così un polo espositivo nato male e gestito peggio. Nei primi anni ’90, quando la Fiera di Montichiari aveva già travalicato dimensioni provinciali ed avrebbe avuto bisogno di fare il salto di qualità con la convergenza e il sostegno delle istituzioni economiche e politiche bresciane, le Giunte di centro-sinistra della città capoluogo, le associazioni di categoria, gli industriali e la Camera di Commercio decisero che Brescia meritava ben altro quartiere espositivo. Un errore madornale, a cui si opposero accanitamente soltanto i democristiani di Montichiari. Ma poichè erano monteclarensi e per di più democristiani, furono rintuzzati a buon mercato con l’accusa d’essere campanilisti. S’è visto com’è andata. Per vent’anni, a venti km di distanza, due fiere similari si sono fatte concorrenza con manifestazioni speculari, sperperando soldi pubblici e penalizzandosi a vicenda. Bell’esempio di lungimiranza della classe dirigente bresciana, che ora, con tempismo a scoppio ritardato, discetta di area metropolitana. Secondo il presidente dell’Associazione Artigiani, Enrico Mattinzoli, escludendo i 25 milioni di euro dei mutui, la Fiera di Brescia avrebbe bruciato quasi 30 milioni di euro, tanto che, alla fine, persino la potente Associazione degli Industriali Bresciani ha capito che la misura era colma. Naturalmente, come se niente fosse, il sempreverde presidente della Camera di Commercio si prepara a nuove avventure ed all’ennesima rielezione. Per adesso, scruta il futuro. A suo dire, in tempi di crisi e nell’era della rivoluzione digitale, le fiere tradizionali non hanno più prospettive. Deve avere avuto una folgorazione: non si spiega altrimenti il fatto che, dopo aver passato decenni a disegnare, sulla stampa e nei consigli d’amministrazione della Brescia che conta, strategie fieristiche e scenari a dir poco avveniristici, in quattro e quattr’otto si sia deciso a smontare baracca e burattini. Nel frattempo, più modestamente, a Montichiari ci si accontenterebbe se un paio di rassegne sfrattate da Brescia traslocassero nel polo espositivo in riva al Chiese. Perchè se Atene piange, di sicuro Sparta non ride. Giliolo Badilini Danilo Mor Montichiari

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