La Fiat e la Fiom: «Questione di democrazia»

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A Pomigliano la Fiat deve riassumere 145 operai iscritti alla Fiom.
Lo ha stabilito il Tribunale. La vicenda è nota. Dopo l'accordo sindacale a Pomigliano si è costituita una nuova società che ha proceduto a riassumere gli operai della vecchia società. Marchionne aveva garantito che le riassunzioni si sarebbero effettuate avendo come criterio esclusivo la professionalità. Risultato. Nessun operaio con tessera Fiom è stato riassunto. Anzi no. Due sono stati riassunti, ma avevano restituito la tessera Fiom. Ovviamente, per l'uomo con il maglioncino, il tutto è assolutamente casuale.
Un matematico di Birmingham ha calcolato che un caso come questo possa verificarsi solo in meno di un caso su 10 milioni. È il caso di dire che Marchionne è nato con la camicia, o meglio, con il maglione.

I giudici, però, non l'hanno bevuta, anche perché, penso, gli avvocati Fiat affermano negli atti processuali che «il pregiudiziale e fermissimo rifiuto della trattativa» da parte della Fiom «appare assolutamente incompatibile con lo svolgimento dell'attività lavorativa».
Fuori da ogni ironia siamo di fronte ad atti di vera e propria discriminazione, indegni di un Paese civile e democratico, atti che vanno denunciati con quanta più forza sia possibile.

Fino ad ora questo non è successo, così come non c'è stata quella necessaria mobilitazione affinché venga superato l'altro vulnus dell'accordo di Pomigliano e Mirafiori: l'estromissione dalla fabbrica di un sindacato rappresentativo (nella fattispecie la Fiom), perché non firmatario dell'accordo. E questo indipendentemente dalla valutazione che si dà dell'accordo.

La soluzione è nelle mani del Parlamento, attraverso la modifica dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il Pd ha presentato un disegno di legge. Bisogna fare di più. È una questione che riguarda i fondamenti della democrazia e della nostra Costituzione.

Paolo Pagani
Responsabile Lavoro Pd
Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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