La felicità e l’augurio di un nonno per l’arrivo di Gabriel

AA

Nella nostra società nonno è uguale a vecchio e come negare che da giovani non si può diventare nonni? Se sei bravo e tuo figlio o tua figlia sono bravi come te, potresti riuscirci anche prima dei 40 anni ma statistiche alla mano, sono pochi quelli bravi così. Così anagraficamente arrivi ad una soglia almeno intorno ai 60 (nel mio caso 63), la tua bambina è cresciuta a tua insaputa, si è costruita una sua famiglia e un giorno ti comunica che stai per diventare «nonno»!!! Cioè? Vuol dire diventare quella figura che in famiglia permette tutto ai suoi nipoti? Che li contro-educa e infrange quelle regole ferree dettate dai genitori? Che dice tra sé e sé che la responsabilità di accudire un nipotino è troppo grossa e ho già dato per i miei figli e poi conta le ore di quando potrà farlo? E che dice al nipote: «Mi raccomando non dirlo ai tuoi quello che abbiamo combinato...»? Quindi, figlia mia, mi stai dicendo che diventerò tutto questo? Time out, please... Ricapitoliamo: tu Marta e tu Stefano (colui che ha rapito e portato via mia figlia, tanto per intenderci) mi state dicendo che l’avete combinata grossa e in cantiere è stato messo in atto la meravigliosa creazione di una vita? Emozione, incredulità, gioia e preoccupazione che vanno a braccetto e che da questo istante andranno per sempre così unite: una gioia immensa e una preoccupazione immensa per la vita che arriverà. E da quell’annuncio il tempo trascorre, vola e va a rilento, passa in un attimo e non passa mai... Il «come stai» detto più volte nel quotidiano, le ecografie che diventano sempre più nitide nel contornare chi è in grembo e poi arriva un altro annuncio dato alla vigilia di Natale scoperchiando il pennacchio dell’albero illuminato a festa che si rivela essere di colore azzurro... Primi commenti tra gli astanti: «pensavo fosse femmina», «io l’ho sempre detto che era un maschio» e la frase risolutiva che immancabilmente prima o poi qualcuno dice e che chiude ogni discorso, «l’importante è che sia sano». Preparativi in corso: cameretta, fasciatoio, vestitini per ospedale e «per quando viene a casa», carrozzella con tutti gli accessori necessari e anche di più, ginnastica pre-parto, cosa manca ancora? Copertina ricamata c’è, bavagliette anch’esse ricamate pronte, indumenti ospedalieri per la mamma ok e il Covid (già ancora questo incubo) speriamo non contagiarci, mascherine FFP2, qualche tampone qua e là, lavaggio mani e gel a «go-go»... Pare tutto pronto la data presunta è all’orizzonte manca ancora una settimana, «tranquilli per gli ultimi dettagli abbiamo tempo» e invece? Invece no... ecco che il principino decide di vedere come va da queste parti e 7 giorni prima arriva… sì, arriva Gabriel. Ed ora con lui «nascono» definitivamente una mamma, un papà, vari zii e zie, cugini e cugine e parenti vari più o meno acquisiti e un numero di nonni che come nella nostra famiglia, sono il massimo che si può avere!!! Benvenuto Gabriel, benarrivato tra la nostra gioia e la nostra commozione, sarà dura sai perché la vita qui fuori è molto complicata e piena di incertezze e difficoltà ma tu sei testimone che questo mondo ti può dare anche immense felicità e voglia di vivere e malgrado tutto vale il prezzo del biglietto pagato. Non ti abbiamo preparato un luogo ospitale, ma ho la speranza anzi la certezza, che le attuali generazioni e quelle del futuro come la tua, sapranno rimediare alle azioni che finora noi siamo riusciti a mettere in atto molto bene per deturpare e rovinare questa splendida terra che oggi ti dà il benvenuto. Ad maiora, Gabriel

// Gippo Comini (tuo nonno)
Rezzato
Gentile Gippo, visto il nome, da Gabriele non potevo sottrarmi dall’unirmi agli auguri a Gabriel. Ma, al di là della battuta (fino a un certo punto), a convincermi a dar spazio alla lettera sono state la vitalità e l’«anima» espresse da un nonno tanto entusiasta di diventarlo, da voler condividere con i lettori questo suo «battesimo» nel ruolo... Abbiamo un assoluto bisogno di una qualche positività in quest’epoca in cui pare così difficile preparare «un luogo ospitale» per le generazioni a venire. Una nuova vita in arrivo, in generale, induce a predisporre un posto, sia fisico che familiare, accogliente. E allora, visto che il nome Gabriel in ebraico significa «uomo forte di Dio», l’augurio è che questa forza di cui il lieto evento è portatore nei fatti e col nome, si propaghi incoraggiando tutti a rendere un po’ più ospitali i tempi che ci sono dati da vivere. Ci aiuterà anche a sentirci «giovani». Benvenuto, Gabriel! E da grande conserva le parole che nonno Gippo ha donato al GdB una domenica di tanti anni prima.(g.c.)

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