La diagnosi sbagliata al Pronto soccorso

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In questi giorni nei quali leggiamo storie di presunti malfunzionamenti del nostro sistema sanitario, riflettevo su quanto mi è accaduto in prima persona, o meglio, in veste di accompagnatrice. Il giorno di Santo Stefano mia mamma, una signora di 65 anni in buona salute, attiva sia fisicamente che mentalmente, cominciava ad accusare un fortissimo dolore alla schiena, che si irradiava anche al braccio e poi al torace. Mi sono molto preoccupata, perché mia mamma era addirittura bloccata da tale dolore e ha iniziato a restare totalmente insonne a causa del medesimo. Pensavo si trattasse di un forte dolore articolare, pertanto le ho consigliato degli antidolorifici da banco, seppur forti. Dopo due giorni e due notti senza miglioramenti ho deciso insieme a mia mamma di andare al Pronto soccorso. Siamo andate alla Città di Brescia il 28 dicembre, prima delle nove di mattina. Fatta l’accettazione con le domande di rito mia mamma è stata sottoposta a misurazione della saturazione e della pressione, quindi è stata visitata da un medico, e infine le è stata fatta una radiografia ai polmoni. Il tempo necessario per sbrigare le suddette operazioni è stato di circa 6 ore. Alle due del pomeriggio passate, siamo uscite dalla struttura con una diagnosi di bronchite e le relative terapie antibiotica ed antidolorifica. Sia io che mia mamma siamo restate basite, perché mia mamma non aveva né tosse, né febbre, né difficoltà di respirazione, e tra l’altro non fuma nemmeno. Però la radiografia sembrava parlare chiaro... Nonostante l’assunzione di antibiotici e antidolorifici i dolori non sono minimamente diminuiti, pertanto dopo una ulteriore notte insonne siamo andate dalla dottoressa di famiglia: la dottoressa ha vagliato la documentazione del Pronto soccorso e ha sentenziato che era chiaro che c’era una bronchite. Ha fatto una ricetta per un medicinale antidolorifico forte, un oppioide, per combattere il dolore. Martedì sera, nonostante l’oppioide, il dolore era immutato. Non sapendo cosa fare, ho convinto mia mamma ad andare al Pronto soccorso degli Spedali Civili di Brescia. Abbiamo raccontato all’accettazione tutta la vicenda: ci è stato detto che se nulla era mutato rispetto a quanto avevamo riferito all’altro Pronto soccorso, loro non potevano fare né di meglio, né altrimenti, pertanto dovevamo tornare a casa e seguire la terapia. Nessuna visita ulteriore, nessun consulto medico, solo tornare a casa e aspettare il decorso della bronchite. Bisognava avere pazienza, tenere il dolore sotto controllo... Il 31 dicembre mattina il dolore era ancora immutato ma si è presentato un fatto nuovo: la comparsa di un paio di macchioline sulla pelle, tra la schiena e il braccio. Ho portato nuovamente mia mamma al Pronto soccorso del Civile. All’accettazione ho esposto in modo molto deciso la situazione e ho cercato di insistere sul fatto che mia mamma non aveva né tosse né altri sintomi di bronchite, ma che aveva solo un gran dolore alla schiena e al braccio e in più adesso c’erano due macchie sulla pelle. Veniamo indirizzate all’ambulatorio competente dove mia mamma viene visitata e le viene chiesto se ha o ha avuto la tosse, e se per caso sia una fumatrice. Alla risposta negativa a tutti e tre i quesiti e vista la diagnosi dell’altro Pronto soccorso, il medico ha trattenuto una leggera risatina e ha subito compilato la richiesta di visita dermatologica urgente per Herpes Zoster, cioè Fuoco di Sant’Antonio... Credo che tra bronchite forte e Fuoco di Sant’Antonio ci sia una lieve differenza... Questa la mia riflessione. Non voglio giudicare, né trovare colpevoli. Non è utile né costruttivo.

// Lettera firmata

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