La condanna di chi mi aveva diffamato
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Giorni orsono, il suo giornale ha pubblicato la notizia della condanna del sig. Roberto Caccaro (sindaco uscente di Bedizzole), congiuntamente al sig. Giovanni Bonomelli, per diffamazione nei confronti del sig. Giovanni Cottini e del sig. Flavio Piardi. La vicenda risale a circa 5 anni fa, alla vigilia del voto per le amministrative del 2009, quando furono diffusi due volantini di cui uno intestato alla lista «per il popolo di Bedizzole» che vedeva candidato sindaco il sig. Caccaro (committente del volantino) e l’altro che recava in evidenza, oltre che il logo della lista, il simbolo di un partito e la scritta «Circolo G. Almirante» di Bedizzole del quale era presidente il sig. Giovanni Bonomelli, uno dei principali promotori e sostenitori della lista del sig. Caccaro. La sentenza del Tribunale ha condannato i colpevoli e reso giustizia alle persone diffamate ma, a mio avviso, restano ancora da chiarire alcuni aspetti, non meno rilevanti. Mi spiego. Sui volantini in oggetto si «tirava in ballo» l’Amministrazione di Centro-Sinistra, (di cui facevo parte come assessore all’Ambiente), ritenuta responsabile, oltre che di inettitudine ed incapacità, di aver inaugurato il conflitto di interessi ristrutturando il «mulino sul Chiese» con i soldi dei cittadini e di averlo dato in gestione ad una cooperativa nella quale compariva l’azienda dell’allora candidato sindaco Giovanni Cottini (assessore uscente) e che votarlo significava votare il vero padrino dell’Amministrazione, Flavio Piardi (vicesindaco uscente). In buona sostanza, le accuse erano estese a tutta l’Amministrazione uscente guidata da Roberto Tagliani, ovvero si voleva sostenere che noi ci eravamo fatti i nostri interessi e visto che Piardi era un «padrino» noi eravamo dei «mafiosi». Dato che i volantini in questione riportavano in evidenza i simboli di una lista elettorale è giustificato ritenere che tali accuse fossero state condivise da tutte le persone che, a vario titolo, erano direttamente impegnate nella campagna elettorale di allora, nella fattispecie tutti i candidati della lista «Per il Popolo di Bedizzole». Se così non fosse stato, ossia che non ci sia stata questa condivisione, nessuno avrebbe impedito loro di dissociarsi prima della diffusione o, quanto meno, dopo aver vinto le elezioni ed essere stati nominati assessori e consiglieri comunali, avrebbero potuto «scusarsi» e/o deplorare quanto successo. Nel corso di questi cinque anni, non mi risulta che ciò sia accaduto, sicuramente non nei miei confronti, neppure dopo che alcuni di questi si sono dissociati dalla maggioranza, costituendo un gruppo autonomo. Quindi, devo dedurre che quanto accaduto è stato condiviso sia da tutti i 16 candidati della lista sia da tutti gli 11 eletti: questo mi induce a ritenerli ugualmente responsabili dei fatti contestati a Caccaro e a Bonomelli, ovvero di diffamazione. Certo, quello che io ritengo è soggettivo, vale quel che vale, e non è certo paragonabile alla sentenza del Tribunale che ha condannato Caccaro e Bonomelli ma sarebbe bello sapere che gli elettori, prima di esprimere il loro consenso alle varie liste ed ai vari candidati, ragionassero anche su questo aspetto, oltre che sul fatto che molti di questi (che attualmente sono ancora candidati in varie liste) per quasi 5 anni sono stati sodali e solidali con i condannati, condividendone le varie vicissitudini. Per avere un riscontro oggettivo a questo mio desiderio dovrò aspettare il 25 maggio; nel frattempo mi consola il fatto che, seppur indirettamente, con la sentenza del Tribunale si è riconosciuta la correttezza dei comportamenti di tutta l’Amministrazione comunale di cui sono stato, seppur modestamente, partecipe. Ivan Facchetti Bedizzole
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