Israele e Hamas non l’unico male. C’è anche l’Iran

È un elementare precetto etico della scrittura: quando si racconta qualcosa bisogna presentare tutti i protagonisti, se si omette un protagonista non si racconta la verità come è, ma si racconta ciò che si vuol far credere. Scrivere della guerra che Israele sta combattendo (scatenata e dichiarata di fatto col pogrom del 7/10) e di Hamas senza mai indicare l’Iran, orrenda dittatura, di cui Hamas è il brand, non è fare giornalismo, e nemmeno cronaca. Scrivere di Israele senza riferire del continuo invio di missili da 7 fronti (Gaza -ancora oggi!- Iran, Iraq, Libano, West Bank, Siria, Yemen), che non fanno morti perché Israele possiede un sistema di difesa unico al mondo, non è scrivere bene, ma è scrivere male. Perché scrivono così male? Non hanno rispetto del lettore, non hanno rispetto della verità.
Stefania BotturiCalcinato
Cara Stefania, scrivere «male» o «bene» è assai soggettivo: dipende dai punti di vista e dalle proprie convinzioni. Diverso è scrivere onesto, in massima buona fede, cioè quello che - parliamo per noi - cerchiamo ogni giorno di fare. Sul conflitto tra Hamas ed Israele, che tante vittime sta mietendo, specialmente tra gli innocenti - coloro che nei registri degli eserciti vengono definiti orrendamente come «danni collaterali» - è stato scritto di tutto e il contrario. Noi ci fermiamo sulla soglia, consci che la situazione è assai più intricata di quel che alcuni tentano di dipingere, ma ammettendo anche di provare sintonia con le parole del cardinale Pizzaballa, che dice: «Continuano a ripetermi che su Gaza devo essere neutrale. Venite con me a Gaza, parlate con la mia gente che ha perso tutto e poi ditemi che devo essere neutrale...». (g. bar.)
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