Io vittima di bullismo Insegnanti, aiutate i ragazzi

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Le scrivo in riferimento alla lettera pubblicata sul Vostro giornale il giorno 10 maggio 2018 nella quale una ragazza, vittima di atti di bullismo durante gli anni del liceo, ha raccontato la sua triste esperienza. Quella lettera ha riaperto in me una ferita difficile da dimenticare, nonostante ormai siano passati più di 15 anni. Anch'io sono stato vittima di bullismo, quando frequentavo la scuola superiore. Sono stati gli anni peggiori della mia vita: i miei compagni di classe mi prendevano in giro, mi insultavano, dicendo che ero un handicappato, e me ne facevano di tutti i colori. Sono sordo e per loro una persona sorda significava «ignorante, scema, non degna di rispetto né considerazione». Mi ricordo di un episodio che può sembrare insignificante, ma aggiunto a tanti altri è sufficiente a rendere la vita di un ragazzino un vero inferno. L'insegnante di lettere aveva chiesto alla classe, compreso me, se eravamo d'accordo a programmare le interrogazioni. Avremmo semplicemente dovuto sorteggiare qualche cognome. E il risultato? Usciva sempre il mio per primo! Una volta, due e tre …. Avevo capito che c'era qualcosa di strano. Senza contare che quando sorteggiavano il mio cognome, mi ridevano sempre in faccia. Un giorno, nel quale per l'ennesima volta avrei dovuto affrontare per primo l'interrogazione programmata, sono stato a casa, anche su consiglio dei miei genitori. Quando sono rientrato a scuola, ho spiegato alla docente il motivo della mia assenza. I miei compagni si sono arrabbiati e vi lascio immaginare cosa è successo dopo… Un vero putiferio! Mi hanno fatto passare le pene dell'inferno. Una volta, mi hanno pure messo un uccellino morto nell’astuccio. Tra questi compagni, ce n’era uno che mi metteva le mani addosso. Diceva che lo faceva per scherzo, ma io sapevo benissimo che non era vero. Qualche volta mi picchiava nei bagni della scuola, qualche volta all’uscita. Non so perché non ne ho parlato subito con gli insegnanti o con i miei genitori. Probabilmente temevo ripercussioni ancora peggiori. Uno, due, tre e quattro, non ce la facevo a tenere tutto dentro e un giorno mi sono messo a piangere come una fontana, mentre tornavo a casa in macchina con mio padre. Devo ringraziare i miei genitori che a quel punto sono intervenuti in mio aiuto, parlando con il dirigente scolastico e gli insegnanti. Sicuramente ho sbagliato a non confidarmi subito con i miei genitori e a non dirlo agli insegnanti, che per primi, come ha scritto anche la ragazza nella sua lettera, devono adoperarsi per contrastare qualsiasi forma di bullismo. In cinque anni i miei docenti non si sono mai accorti di nulla. Mi chiedo ancora come sia stato possibile. Forse hanno visto ma non sono stati in grado di intervenire in modo giusto. Un consiglio a tutti quelli che stanno vivendo la mia stessa esperienza: parlatene subito a qualcuno, alle vostre famiglie, ma soprattutto ai vostri insegnanti che devono assolutamente intervenire. Laddove la famiglia non arriva, credo che la scuola abbia un compito fondamentale: insegnare il rispetto per gli altri, anche se «diversi».

// Stefano Rinaldini
San Zeno Naviglio
Gentile Rinaldini, la ringrazio per il coraggio di averci raccontato senza reticenze la sua esperienza. Credo che delle sue considerazioni siano da sottolineare un paio di aspetti, perché possa dire che sia valsa la pena di rievocare - immagino, in modo non indolore per lei - le vicissitudini di quei suoi anni a scuola. Il primo: l’importanza di trovare persone di cui ci si fida, genitori in primis, a cui manifestare le proprie paure e raccontare i piccoli o grandi soprusi di cui ci si senta vittime. Il secondo: la necessità di un’attenzione speciale e personale da attivare da parte degli insegnanti nei confronti di studenti o troppo sopra o troppo sotto le righe. Per contenere e riorientare l’eccessiva «esuberanza» dei primi, educandoli al rispetto degli altri, e soprattutto per tutelare i secondi, specialmente se «diversi» o «diversamente abili». (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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