Io, tifoso bresciano, mi sento trattato come un bambino

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Sono tifoso del Brescia fin da bimbo, quindi da mezzo secolo. Sono incensurato, mai ricevuto daspo, mai partecipato a risse e anche la mia fedina di automobilista è piuttosto striminzita. Ogni partita vengo perquisito, fotografato e ripreso in ogni singolo momento fuori e dentro lo stadio eppure la prossima domenica, essendo residente in città, non potrò seguire il mio Brescia nella lunga trasferta di Ospitaletto. Mi sembra di essere tornato alle elementari dove la maestra non ci portava in gita perché un bimbo si era comportato male. Peraltro la maestra conosce ben poco la classe visto che la maggior parte dei tifosi del Brescia risiede in provincia e non in città. La punizione, che definirei fanciullesca, ha del grottesco e bizzarro visto che non possono certo aspettarsi incidenti tra tifoserie. Sono perfettamente d’accordo che i fatti di Trieste sono stati disdicevoli e non mi attacco al fatto che le forze dell’ordine fossero all’uscita dell’autostrada e non allo stadio, ma trovo altrettanto disdicevole che si faccia pagare la violenza di pochi a tutti, perché su 1.200 trovarne 20 che creano problemi è piuttosto normale nella nostra società. E se accade vengono regolarmente individuati e severamente puniti, molto più che in qualsiasi altro contesto, come sa bene chi apre il giornale ogni giorno. In tutta questa vicenda resta l’amarezza di centinaia di persone perbene che pensavano che la responsabilità fosse individuale.

Stefano Masserdotti
Brescia

Caro Stefano, condividiamo quanto scrive, in linea per altro con il commento pubblicato sul giornale di ieri, nelle pagine di sport. D’altra parte, sforzandoci di capire «le ragioni degli altri», comprendiamo altresì le difficoltà di chi tutela l’ordine pubblico e deve rispondere con gli strumenti di cui dispone, cioè normative adatte a prevenire incidenti quanto lo è la ruspa per acciuffare al volo una mosca. Se vogliamo esser seri è da qui che occorre partire, smettendola di far pagare preventivamente a tutti il pericolo potenzialmente rappresentato da pochi. A differenza che nel passato, ci sono gli strumenti per fare dei distinguo e individuare con precisione i facinorosi. Speriamo che il paradosso di Ospitaletto, trasformato in enclave «straniero» nella sua stessa terra bresciana, susciti tanto clamore da forzare un cambiamento. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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