Invece di far torrette si tolgano le barriere architettoniche

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Ho letto la lettera di un utente a proposito della torre per ricarica delle auto elettriche in piazza Repubblica. Non entro nel merito della questione né sono contrario in linea di principio alle torrette di ricarica; rilevo tuttavia come, a fronte di ingenti investimenti per installare sul territorio cittadino centinaia delle suddette in larga parte inutilizzate, nulla si fa per eliminare barriere architettoniche anche banali come i gradini dei marciapiedi alti anche più di 20 centimetri. La città invecchia e di conseguenza cresce popolazione affetta da disabilità varie alle quali si presta scarsissima attenzione. Porto ad esempio via Boves, una strada lunga 200 metri con la presenza di un marciapiede lungo l’intera via alto quasi 25 centimetri senza che si pensi alla realizzazione di qualche scivolo per agevolare la salita di anziani e portatori di handicap che tra i residenti non sono pochi. Ho sollecitato più volte numerosi consiglieri comunali, nonché gli uffici competenti, ricevendo in cambio risposte generiche (vedremo, valuteremo, faremo sopralluoghi etc.) ed è passato un anno oramai. Ovviamente la situazione è analoga per molti quartieri, ma non credo che realizzare uno scivolo con una gettata di cemento costi di più di una torretta (in via Boves c’è ne sono 7/8 mai utilizzate) e non vi è traccia, ad esempio, di torrette abilitate anche al noleggio di carrozzine sul tipo Bici Mia (wheelchairing). Si parla tanto di mobilità dolce, ma par di capire che si intende solo una «dolcezza» per gli utenti di gamba buona (pedoni e ciclisti).
Sergio Bona
Brescia

Gentile lettore, in questa rubrica trova spazio ogni segnalazione di barriere architettoniche da togliere. Verrebbe da usare la parola «abbattere», ma la forza insita in questo verbo rischia di far apparire «ciclopici» anche interventi che non richiedono particolari investimenti né economici né di tempo e che avrebbero invece l’effetto immediato di rendere la città un po’ più «amica» di molti cittadini con problemi di deambulazione o mobilità. Non metterei però in competizione il diritto a muoversi senza ostacoli nelle vie urbane con l’incentivo all’uso di veicoli meno inquinanti (anche l’aria che tutti respirano merita particolare attenzione). I due ambiti possono convivere nel bilancio di un Comune: l’importante è semmai una pianificazione delle risorse coerente con una visione di insieme della città. Ovviamente siamo lontani dalla perfezione, ma se penso ai passi avanti compiuti negli ultimi decenni in fatto di barriere rimosse, non posso non essere fiducioso, così come lo sono per una mobilità più «dolce» e ecologicamente sostenibile. (g.c.)

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