Infortuni sul lavoro Il sommo dovere della responsabilità

Lettere al direttore
AA
Sono un ex dirigente dell’Enel che negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso ha avuto la responsabilità dei maggiori impianti idroelettrici di generazione e pompaggio dell’Enel e quindi seguo con molta attenzione le notizie dell’immane disastro accaduto nell’impianto idroelettrico di Suviana. Posso comprendere le numerose inesattezze e talvolta anche sciocchezze dette dai vari personaggi non addetti ai lavori o non esperti dell’argomento che parlano alla Tv, ma resto perplesso rispetto a quanto oggi affermato dall’Amministratore Delegato di Enel Greenpower, Salvatore Bernabei «si tratta di lavori di aggiornamento tecnologico per i quali abbiamo scelto tra le società migliori del settore...» può apparire come un tentativo di chiamarsi fuori lasciando l’intera responsabilità dell’accaduto alle ditte appaltatrici. È vero che si tratta di ditte molto qualificate, Siemens Abb e Voith sono al top mondiale nel loro campo, ma quanto era in corso a Suviana al momento dell’incidente non erano i lavori, ma il collaudo degli stessi mediante prove in esercizio cioè con l’impianto funzionante e queste attività non possono essere delegate interamente all’appaltatore ma richiedono la presenza e la condivisione del titolare dell’impianto. Quando conosceremo esattamente la sequenza delle verifiche e prove in atto al momento dell’incidente sarà possibile capire che cosa è successo e risalire alle cause e an che agli eventuali errori commessi.
Giorgio Rossi
Brescia
Caro Giorgio,
le ultime righe della sua lettera dovrebbero essere copiate e affisse a caratteri cubitali nella testa di ciascuno. Compresi noi, che occupandoci di cronaca dobbiamo invece dare conto passo passo di quanto sta avvenendo.
«Quando conosceremo esattamente la sequenza delle verifiche e delle prove in atto al momento dell’incidente sarà possibile capire che cosa è successo e risalire alle cause e anche agli eventuali errori commessi».
Punto.
Il resto sono chiacchiere, intuizioni, deduzioni, riflessioni, pareri, analisi, resoconti utili - nel peggiore dei casi - ad alimentare la polemica e - in quello migliore - affinché la guardia resti alta e lo sgomento, il dolore, il lutto vengano elaborati, come accade fra esseri umani, per i quali il racconto, la parola, hanno anche azione terapeutica.
Alle autorità e alle istituzioni il compito di effettuare dunque le verifiche necessarie, abbinando rigore e serietà ad un’altra virtù, che spesso in Italia viene snobbata: la solerzia.
Il tempo infatti non è accessorio e per esser davvero giusta la giustizia ha il dovere di essere pure lesta, non continuamente rimandata.
Al netto di ogni retorica ed ipocrisia, ciò è quanto possiamo davvero fare per evitare che certe disgrazie si ripetano: garantire certezze sulle responsabilità e agire di conseguenza.
Lo dobbiamo a tutte le moltissime vittime di infortuni sul lavoro, per primi alle sette persone che hanno perso la vita per un’esplosione, sotto la diga di Suviana. (g. bar.)
Giorgio Rossi
Brescia
Caro Giorgio,
le ultime righe della sua lettera dovrebbero essere copiate e affisse a caratteri cubitali nella testa di ciascuno. Compresi noi, che occupandoci di cronaca dobbiamo invece dare conto passo passo di quanto sta avvenendo.
«Quando conosceremo esattamente la sequenza delle verifiche e delle prove in atto al momento dell’incidente sarà possibile capire che cosa è successo e risalire alle cause e anche agli eventuali errori commessi».
Punto.
Il resto sono chiacchiere, intuizioni, deduzioni, riflessioni, pareri, analisi, resoconti utili - nel peggiore dei casi - ad alimentare la polemica e - in quello migliore - affinché la guardia resti alta e lo sgomento, il dolore, il lutto vengano elaborati, come accade fra esseri umani, per i quali il racconto, la parola, hanno anche azione terapeutica.
Alle autorità e alle istituzioni il compito di effettuare dunque le verifiche necessarie, abbinando rigore e serietà ad un’altra virtù, che spesso in Italia viene snobbata: la solerzia.
Il tempo infatti non è accessorio e per esser davvero giusta la giustizia ha il dovere di essere pure lesta, non continuamente rimandata.
Al netto di ogni retorica ed ipocrisia, ciò è quanto possiamo davvero fare per evitare che certe disgrazie si ripetano: garantire certezze sulle responsabilità e agire di conseguenza.
Lo dobbiamo a tutte le moltissime vittime di infortuni sul lavoro, per primi alle sette persone che hanno perso la vita per un’esplosione, sotto la diga di Suviana. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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