Informazione in tv. La sinistra detta la linea di pensiero

Voglio segnalare un piccolo esempio di come la gran parte della programmazione del servizio pubblico (ribadisco, pubblico!), sia sempre, palesemente riconducibile alla sinistra, e quindi lontana anni luce da quella imparzialità così spesso evocata. Il 5 ottobre ho guardato la rassegna stampa su Rai news 24, che dovrebbe proporre in anteprima, per 6-7 minuti, i primi titoli dei quotidiani in edicola il giorno dopo. Ebbene, alla faccia della cosiddetta «Tele Meloni», ecco le prime pagine offerte: La Repubblica, L’Unità, Il Domani, Il Manifesto, Il Fatto quotidiano, Corriere della sera, Avvenire, Il Sole 24 ore, Milano Finanza, Leggo. Tra queste prime pagine, solo quella del Corriere recava un titolo (mostrato solo un secondo!), sulla vittoria del Centrodestra nelle elezioni regionali calabresi, che costituiva certamente la notizia più importante della giornata; gli altri quotidiani proposti (tutti, a vario titolo, di sinistra), la riportavano solo in piccolo e la «regia» tralasciava di inquadrare il rettangolino in questione. Naturalmente, non veniva mostrato alcun giornale vicino al Centrodestra. Praticamente, lo spettatore che si fosse limitato ad informarsi su tale «imparzialissima» rassegna stampa, non avrebbe evinto quasi nulla circa l’esito delle consultazioni calabresi. L’ennesimo occultamento della realtà del servizio pubblico in mano alla sinistra. Scrivo «ennesimo», perché è sotto gli occhi di tutti come la gauche imponga invariabilmente la sua linea di pensiero sulla stragrande maggioranza dei programmi radio-tv, dall’informazione ai talk show, dagli sceneggiati agli approfondimenti. E per i sinistrorsi la Rai sarebbe Tele Meloni, vero? E più questi signori perdono le elezioni e più vogliono comandare nelle posizioni meglio retribuite e più influenti. Gramsci l’aveva teorizzato, parlando di «conquista dei gangli nevralgici della società». Non sarebbe ora di dire basta?
Vincenzo MerloRodengo Saiano
Caro Vincenzo, la realtà si può guardare in molti modi: dipende dagli occhiali che si indossano. Non dubitiamo della sua buona fede e, nel caso specifico, crediamo alla descrizione sulla rassegna stampa del 5 ottobre. Proprio per questo però si fidi anche lei di noi e non cada nella «sindrome di Calimero». «L’occultamento della realtà da parte dell’informazione asservita alla sinistra» è una narrazione che faceva acqua già anni fa. Oggi viene ripetuta quanto un mantra da politici che nel frattempo non soltanto hanno vinto le elezioni e governano praticamente incontrastati, ma hanno altresì dalla loro un apparato giornalistico imponente tanto quanto quello che hanno sempre combattuto. Certo, essendo la politica diventata come il calcio, è comprensibile che la componente del tifo influenzi tutti noi, sembrandoci «l’altro» più invadente, potente, mistificatore. Se però si osserva la realtà da sopra le parti dobbiamo riconoscere che in Rai la lottizzazione esiste da sempre e ciascuno ha la sua fetta (di sinistra, ma anche di centro e da anni di destra), mentre nel complesso dei canali tv per ogni Travaglio c’è almeno un Sallusti, per ogni Floris un Vespa, per ogni Gruber un Giordano, per ogni Augias un Porro e così via. (g. bar.)
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