Incinta, la palestra non «congela» l’abbonamento
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Non è un mistero che l’Italia sia un Paese con l’indice di natalità tra i più bassi d’Europa. Su più tavoli si fa un gran parlare di tutela e promozione della famiglia, ma poi concretamente questo viene disatteso in ogni piccolo gesto. Purtroppo si verifica anche nella quotidianità. Voglio rendere partecipi i lettori di un episodio spiacevole che mi è capitato in un impianto sportivo comunale (il Centro San Filippo) dato in gestione all’Europa Sporting Club. Premetto che non parliamo di un problema economico ma piuttosto di una scarsa attenzione. Nel mese di ottobre ho sottoscritto un abbonamento annuale alla palestra, ma tre mesi dopo sono rimasta incinta. Per la cronaca ero già cliente da tempo della medesima struttura sul cui servizio non c’era nulla da eccepire. Alla mia (e visto come è andata) ingenua richiesta di poter sospendere i mesi dell’abbonamento (poi avrei ripreso da dove avevo interrotto), mi è stato detto con tutta tranquillità che questa ipotesi non era prevista dal contratto. Mi è stato semplicemente detto che potevo regalare l’abbonamento a un’altra persona. Io, non convinta, li ho invitati a pensare a un’ulteriore possibilità più vantaggiosa per il cliente. La direzione si è riservata il tempo di decidere rassicurandomi via mail che avremmo potuto spostare la scadenza dell’abbonamento di tre mesi «e nel frattempo facciamo questo... poi ci aggiorniamo nei prossimi mesi!». Solo tre mesi più tardi hanno confermato la richiesta iniziale, avanzando una nuova ipotesi: potevo «recuperare» altri tre mesi se avessi sottoscritto un altro anno di abbonamento annuale. Oltre al danno anche il sapore della beffa. Proviamo a fare due conti: l’abbonamento annuale è costato 624 euro; per il momento ho usufruito di quattro mesi e mezzo e dopo il parto (se tutto va bene) con la proroga forse riuscirei ad utilizzare ancora un mese (e mi sarebbe costato 113 euro al mese). Con la loro proposta per recuperare altri tre mesi dovrei sottoscrivere un abbonamento di un altro anno. Morale della favola è evidente che non è conveniente sottoscrivere abbonamenti annuali in palestra, perché di fronte a qualsiasi evento (dalla gravidanza alla rottura di una gamba), si rischia solo di perdere del denaro. Mi sorprende e non poco che questo possa avvenire in una struttura comunale, spero che questo problema regolamentare possa essere sistemato. Ad oggi le condizioni del contratto sono abbastanza chiare: «La società potrà a suo insindacabile giudizio concedere eccezionalmente un recupero in caso di assenza forzata per grave malattia comprovata da idoneo certificato medico da un minimo di un mese fino ad un massimo di tre mesi». In buona sostanza, una donna durante la gravidanza ha cinque mesi di astensione obbligatoria dal lavoro mentre in palestra può astenersi al massimo tre mesi! Detto questo, resta l’amarezza di aver trovato una realtà che non ha neppure compreso quale fosse la questione in gioco. Il profitto vince, l’umanità perde. Applausi. // Lettera firmata
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