In reparto a Chiari ho sperimentato il «prendersi cura»

Nei giorni scorsi sono stato ricoverato presso il reparto di Neurologia del presidio ospedaliero di Chiari dell’Asst Franciacorta. Ho sperimentato nella concretezza il significato del prendersi cura, che va al di là del pur assolutamente necessario curare e che non implica sempre e comunque il guarire. Sono stato accolto in una struttura ordinata e pulita, ho vissuto giornate scandite sui tempi in cui si organizzano le attività medico-sanitarie senza confliggere e sottovalutare le necessità dei degenti. In una stagione in cui siamo passati dal Medico nel cassetto al più facilmente consultabile tasto di Google, mi sono confermato nella convinzione che senza la fatica dello studio, della formazione permanente e della ricerca scientifica non si va da nessuna parte. In una stagione in cui quella del medico e dell’infermiere è sotto sistematico attacco, con insulti e atti violenti, ma anche con veleni e falsità finalizzati a minarne la credibilità e l’autorevolezza, sento il dovere di esprimere stima e riconoscenza a chi esercita la professione medico-sanitaria. Dopo la terrificante stagione del Covid-19, presso una parte dell’opinione pubblica e complici alcuni strumenti di disinformazione, si è disinvoltamente passati dal santosubito ai pregiudizi, alle falsità, al disprezzo del lavoro altrui. Nell’Ospedale di Chiari ho incontrato medici, infermieri, personale sociosanitario, operai della manutenzione e personale ausiliario che si prendono cura, con grande professionalità, sincera empatia e una buona dose di pazienza delle persone ricoverate nella struttura. A loro il mio grazie e l’augurio che possano continuare a servire con sapere, passione e coscienza le nostre comunità.
Bartolomeo (Mino) FacchettiCaro Mino, è un setaccio fine quello che discerne la saggezza. Nel suo caso ci pare di coglierne la filigrana, scorgendo le trame tessute dalla sofferenza, dalla vulnerabilità, da quel dono (munus) che soltanto chi non è immune fa proprio. Il suo augurio dunque è il nostro, rammentando di non risultare tracotanti quando si è in salute e tributando il giusto riconoscimento a medici, infermieri e personale vario, che ogni giorno si prende cura di chi ha bisogno, mettendo passione, talento, impegno. (g. bar.)
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