Imprecisioni su Buona scuola e teoria gender
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Vorrei portare un mio piccolo, ma credo non inutile contributo, al dibattito che si sta svolgendo Suo Giornale in merito alla «Buona scuola» e, in particolare, all’introduzione della cosiddetta «teoria» o «ideologia gender». Ne sono indotto da tre lettere da Lei pubblicate (5 settembre: Angelo Valetti; 22 agosto: Franco Savoldi e 21 agosto: Emmanuele Capretti). Non è mia intenzione né approvare né contrastare il contenuto di quelle lettere; però credo sia necessario aggiungere alcune informazioni, senza le quali il dibattito potrebbe essere sterile e fine a se stesso. Partendo dall'ultima, quella del nonno, è da osservare che contiene numerose imprecisioni: 1) quella che il «nonno» cita come «legge», che si rifà alla precedente di Franco Savoldi, per l’esattezza non esiste né sotto forma di legge, né sotto forma di alcun altro provvedimento normativo; quindi inutile parlarne; 2) forse il signor Savoldi ha elencato quegli «insegnamenti», traendoli da una circolare di una preside romana; è una interpretazione, quella della preside, del tutto personale, oltre che impropria (un preside, funzionario dello Stato, non scrive sue personali interpretazioni; tant'è vero che la stessa preside deve rispondere a una ispezione ministeriale proprio in merito a quella circolare inviata ai genitori). Oltre tutto, quella preside cita linee guida (e semplifica) che in Europa sono invece notevolmente diverse, si veda più avanti; 3) sarebbe bene conoscere la documentazione che sta alla base delle discussioni sul «gender», su cui, ripeto, non entro nel merito. Se qualcuno vorrà seriamente affrontare il discorso, dovrà necessariamente partire da: a) Il comma 16 dell'art. 1 del DDL del 15 giungo 2015 (cosiddetto disegno di legge «La buona scuola»), che, nella prima parte, testualmente dice: «Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, …». Nel disegno di legge (quindi non ancora legge) non si dice altro; b) Si può discutere, semmai, sul documento che sta alla base di tutta la problematica. Ed esattamente: «Standard per l’educazione sessuale in Europa; quadro di riferimento per responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie, specialisti» (ovviamente, per una seria conoscenza, è necessario leggere e comprendere tutto il documento, senza estrapolazioni di sorta (sempre pretestuose e che prestano il fianco a inutili polemiche). È inoltre necessario che il riferimento sia alla serie di linee-guida europee, non a quelle più generiche dell’Oms. Il documento (linee guida Europa) si trova qui: http://www.aispa.it/attachments/article/78/STANDARD%20OMS.pdf c) La lettera della preside sopra citata si trova invece qui: http://www.ilpost.it/2015/06/19/lettera-preside-teoria-gender/ d) Mi permetto di aggiungere che non solo quella lettera è arbitraria, ma è semplicemente una personale manipolazione ideologica di quella dirigente scolastica. Solo dopo la conoscenza dei documenti di cui sopra potremo seriamente e serenamente discutere. Pro o contro, ovviamente. Infine: il Piano dell’offerta formativa (POF) delle singole istituzioni scolastiche discende dalla Legge 28 marzo 2003 e, in particolare dal Decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004 (si veda l'art. 3 e 7): il POF è la «carta di identità» della singola scuola; in essa si esprime l'autonomia delle istituzioni scolastiche. Art. 3. … «Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il piano triennale dell'offerta formativa, rivedibile annualmente. Il piano è il documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia». Che significa? Nel POF rientrano non solo le attività e gli insegnamenti previsti in modo uguale su tutto il territorio nazionale (le cosiddette «materie» tradizionali), ma altresì tutte quelle attività extracurriculari, ivi compresa l’educazione sanitaria, sessuale, ecc.. Ma attenzione: Il POF non è un documento astratto: è elaborato e deliberato dai singoli Consigli di Istituto, composti, come si sa, da un 50% di genitori. Per ora, gli allarmi (non documentati) sembrano del tutto prematuri. // Mario Rabizzi Corzano
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