Il saluto e un sorriso per un «gnaro» delle Case di S. Polo

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Ciao Marco, gnaro di S. Polo, gnaro delle «Case di S. Polo». Quei cinque anni di differenza, quando si è ragazzini, si fanno silenziosamente sentire: tu all’asilo, io alle elementari... tu alle elementari, io alle medie... tu alle medie, io alle superiori. Il punto d’incontro era l’oratorio che i nostri genitori in maniera stoica ci hanno costruito; ma anche lì c’erano di mezzo quegli incancellabili cinque anni di differenza: tu sull’altalena, io sul campetto col pallone... tu sul campetto di pallone ed io con le prime morosine... tu con le prime amichette ed io ormai allo stadio a seguire il Brescia. Poi si cresce e le strade inevitabilmente si separano, ma una cosa succede: quei cinque anni di differenza si annullano, si sciolgono, scompaiono... siamo adulti. Ed allora quando ci si incontra si chiacchiera di tutto e di più: lavoro, amicizie, vecchi ricordi del tempo passato che, nonostante i famosi cinque anni di differenza, ci accomunano e ci fanno sentire amici. Ricordo che quando ci siamo incontrati in ospedale mentre accompagnavi il tuo papà abbiamo avuto modo di conoscerci un po’ di più, ci siamo appropriati di ciò che quei famosi cinque anni di differenza ci volevano negare: ci siamo raccontati di noi. E ricordo quel giorno che con un solare sorriso ma con voce sommessa mi hai detto: «Grazie perché sei sempre gentile con i miei genitori...». Oggi, mio malgrado, sono venuto a salutarti. Ma non ho pianto. Ti ho sorriso e ti ho detto: «Ciao Marco, grazie a te...».

// Paolo Parizzi
Brescia

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