Il ricordo senza tarpare le ali a chi resta
Sono trascorsi dieci anni da quel 26 agosto del 2000 quando, per un banale incidente di moto, Alessandro, dopo due giorni di sala di rianimazione, ci ha lasciato. Aveva 23 anni compiuti da un mese e proprio nel giorno del suo onomastico quel banale e fatale incidente ce lo ha rapito. Roberta, la sorella, aveva solo 15 anni. Durante il volo aereo di rientro a casa dalla Puglia per rivedere il fratello, Roberta piangeva, in silenzio. Lacrime copiose scendevano lentamente sul suo viso.
In quei concitati momenti non crediamo si fosse capacitata fino in fondo dell'accaduto. Percepiva il dramma sospeso, aveva saputo dell'incidente del fratello, piangeva, osservava noi genitori, ma tutto era troppo grande, troppo doloroso, drammaticamente troppo incombente per una quindicenne. Noi genitori crediamo che per Roberta questa prematura e dolorosa scomparsa del fratello sia stata la scintilla che l'ha fatta crescere in fretta. A nostra volta, inconsapevolmente, siamo diventati più possessivi, più timorosi, più «soffocanti» per l'eccessivo amore verso la figlia che dopo quindici anni vissuti da sorella più piccola, si è improvvisamente ritrovata figlia unica.
Ed ecco che Roberta, la figlia rimasta, ha bisogno di farsi sentire, di attirare l'attenzione dei genitori e di distoglierli dal dolore del ricordo dell'altro figlio. «Io sono qui» sembra sussurrare il suo comportamento. «Ci sono e vi voglio bene però non soffocatemi, lasciatemi camminare da sola, con le mie forze. Vi dimostrerò che mi comporterò da "grande", da donna matura. Prestatemi l'attenzione giusta ma senza soffocarmi». In Roberta si fa strada il desiderio di avere più attenzione unitamente a maggiore e più consapevole libertà. Quindi con un comportamento molto determinato e indipendente termina le scuole superiori, affronta il percorso universitario, a Kyoto frequenta l'università per tre mesi.
Vorrebbe fermarsi per più tempo terminando gli studi là, ma noi genitori vogliamo che rientri a casa. Quindi mentre termina l'università e si laurea, si iscrive in un'altra scuola. Un docente comunica ai compagni di Roberta che ha in programma di avviare una attività a Tokyo. Ne propone a Roberta la gestione nella capitale giapponese. Dal settembre 2008 fino al dicembre 2009 Roberta ha vissuto a Tokyo e dalla data del rientro in Italia vive a Genova con Giò. Ai primi di agosto ci ha comunicato la bella notizia. È in dolce attesa di «Alessandro» che ci farà diventare nonni a fine gennaio del prossimo anno (è di Roberta e Giò la scelta del nome).
Noi genitori, per troppo amore, per troppo dolore o per il timore di perdere l'unica figlia, oppure per poter «riguadagnare e conservare» il futuro, a volte siamo «soffocanti» e incapaci di lasciar «volare con le proprie ali» i figli rimasti. Con l'idea che con questo comportamento si riducano i rischi di altre perdite, di altri drammi. Non è così. Ora a distanza di dieci anni abbiamo imparato che i figli non sono proprietà di noi genitori, che tutti sono ugualmente importanti e ogni figlio va accolto, amato, ascoltato, sostenuto e valorizzato per quello che è, così... semplicemente. Prestare più attenzione e dare più autonomia a chi rimane non significa scordare chi è scomparso. Con tutto l'amore possibile e anche di più. Essi hanno il diritto di vivere la propria vita nella piena consapevolezza del proprio destino. Devono sapere che la vita è bella, sempre e comunque. Che vale la pena di viverla bene fino in fondo, fino all'ultimo respiro.
Ricorderemo Alessandro, nel decimo anniversario dalla scomparsa, il 28 agosto alle ore 19 presso la chiesa parrocchiale di Muscoline.
Noris e Albino Zabbialini
Genitori di Alessandro e Roberta
Muscoline
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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