Il ragazzo del ’99 che la sapeva lunga su pace e guerra

Lettere al direttore
AA
Facevo le elementari e vicino a casa abitava un ragazzo del ’99, bersagliere, ed ex combattente della grande guerra. Viveva in un seminterrato in cui teneva tutto: cucina, letto, fuoco, uccelli in gabbia da richiamo, due fucili ad avancarica ed un enorme, per me bambino, cappello da bersagliere, assieme a bandiere e stendardi vari. Tra i tanti suoi racconti, e la sua esistenza che mi affascinava, mi disse di un vecchio proverbio nato sui campi di battaglia: «In guerra ci sono più balle che terra». In questi giorni bui mi è tornato tutto alla mente.
Vittorio SerioliCaro Vittorio, avremmo voluto conoscerlo di persona il suo vicino, magari stringergli la mano ed ascoltarlo raccontare. Di certo, avendo vissuto ciò che aveva vissuto, la sapeva più lunga di noi ed era più allenato nel distinguere la verità dalla propaganda. E ora che lui se n’è andato e che i giorni bui rischiano di essere i nostri c’è da domandarsi se avremo l’avvedutezza e la tempra di «costruire» la pace, affinché non ci siano mai più «ragazzi del ’99» da mandare in guerra. (g. bar.)
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