Il racconto, la lacrima, la pagina di carta

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«C’era una volta una famiglia composta da padre, madre, il loro figlioletto ed il nonno. Quest’ultimo era diventato molto vecchio, le gambe non gli reggevano, aveva perso i denti e non udiva né vedeva più come un tempo, quando mangiava la mano gli tremava e spesso versava il suo brodo sul tavolo. Veniva per questo dai due rimproverato: «Insomma, guarda cosa fai!» e un giorno, persa la pazienza, lo misero a mangiare in disparte finché, quando egli fece cadere per terra la sua ciotola di terracotta e questa andò in pezzi: «Basta! Da oggi ne avrai una di legno!». Il povero vecchio cercava di scusarsi: «Abbiate pazienza, purtroppo non sono più energico come un tempo, sono malato adesso» e, voltatosi dall’altra parte, piangeva in silenzio. Un giorno il bambino stava giocando per terra con delle piccole assi ed il padre, incuriosito, gli chiese: «Cosa stai costruendo?», «Sto fabbricando una piccola mangiatoia», rispose senza distogliere l’attenzione dal suo lavoro. «E perché mai?», gli chiese il papà, «Servirà a te e alla mamma quando sarete vecchi», fu l’innocente risposta. Il genitore comprese quanto aveva fatto, quindi chiamò la moglie e tra le lacrime:«Dobbiamo scusarci con il nonno, lo abbiamo trattato indegnamente, siamo stati ciechi ed insensibili e dobbiamo rimediare, prima che sia troppo tardi!». Ci sono storie che, lette su un e-book o in un libro tradizionale non fa alcuna differenza, arrivano al nostro cuore e sprigionano una morale che insegna tanto ai piccoli quanto raccomanda ai grandi, naturalmente a patto di fermarsi un momento ad ascoltare. Pensandoci bene una differenza c’è, una lacrima caduta sullo schermo si asciuga velocemente mentre quella versata su una pagina di carta ci mette qualcosa in più.

// Giuseppe Agazzi
Rovato

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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