Il presepe vivente in castello: un grande regalo

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In Castello, Santo Stefano ha fatto trovare ai bresciani sotto l’albero di Natale un evento straordinario. Bravi e grazie agli amici alpini di Ome con in testa il capogruppo Delio Biasutti che hanno trasferito dal colle di San Michele quel loro presepio vivente, edizioni che ho seguito anche per il nostro giornale. Una sacra rappresentazione simbolo di quella «Civiltà Cristiana» che gli alpini sono impegnati a difendere come recita la nostra preghiera. Conosco bene la mia città, i primi vagiti sotto i rintocchi della Pallata, e se la memoria non mi tradisce credo che nessun evento ha mai fatto convogliare in castello una fiumana di concittadini e non per assistere a questo sacro evento. Pazientemente passo dopo passo ecco raggiungere quella capanna simbolo della natività, poi un susseguirsi di suggestive immagini. Il castello di re Erode custodito da impettiti guerrieri con tanto di lancia a sorvegliare il loro re seduto sul trono, poi la presentazione di antichi mestieri sparsi su un vastissimo territorio. Il fabbro, l’impagliatore di «scagne», il costruttore di cesti ancora in uso nelle campagne, il «söpelér» impegnato nel realizzare «sòcoi», la mamma a sferruzzare maglioni di lana preziosi anche se non corredati con marchi che vanno per la maggiore… Poi quel gregge di pecore sorvegliato da «Lola» la docile asinella di Santa Lucia che nei giorni scorsi con gli alpini di Bottonaga ha scorrazzato per asili da un capo all’altro della città per la felicità di tanti pargoletti. E la carrellata continua. Raccolti unanimi consensi e apprezzamenti, ma occasione per molti che non conoscevano il nostro castello patrimonio della Leonessa e per ammirare e spaziare da ogni angolatura la nostra bella città. Bravi ancora amici, penne nere di Ome, cosa ne dite di concedere il bis anche l’anno prossimo? Giancarlo Buizza Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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