Il Parco dell'acqua ha valorizzato le mura venete

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Il signor Valseriati, dottorando in ricerca in Storia Moderna, ha fatto alcune precisazioni su alcune opere che a suo dire hanno «irrimediabilmente compromesso la fruizione delle mura veneziane di Brescia»: affermazione questa alquanto ingenerosa e inesatta, che merita una rettifica soprattutto per alcuni progetti citati dal Valseriati. In particolare le opere del «Parco dell'acqua» a Canton Mombello, di cui il sottoscritto ha svolto gran parte della progettazione e la successiva direzione dei lavori, apostrofate tra «le discutibili sistemazioni di talune aree verdi», hanno non solo pienamente rispettato le mura venete, ma anche valorizzate e preservate con un attento intervento di restauro che, con un investimento di circa 300mila e sotto l'egida della Soprintendenza, ha portato al recupero dei paramenti murari lungo tutto lo sviluppo del Parco, prima in condizioni di pericolo per rischi di cedimenti dei blocchi in pietra di medolo in vari punti, e ora completamente risigillati con malte a base di calce (tipo cocciopesto) e prive di cemento, anche in modo da bloccare per quanto possibile il proliferare di piante e arbusti infestanti (poi la manutenzione ordinaria dovrebbe fare la sua parte).
Quindi le cose sono completamente antitetiche da come sono state presentate da Valseriati; aggiungo anche che si sono recuperati all'interno del parco una decina di edifici storici, senza peraltro edificare un metro cubo di volumi aggiuntivi. Di questi edifici ve ne era un gruppo (le casette in legno in lato sud del parco) che si presentava adiacente alle mura, con il tetto poggiante sulle mura stesse: ora questo fabbricato è stato accorciato distaccandolo dai bastioni e permettendo un passaggio con un camminamento nuovo, particolarmente suggestivo con la nuova illuminazione notturna, che permette la visibilità completa di questo importante elemento murario, che risulta in Canton Mombello perfettamente preservato, con la sua tipica forma in pianta «a freccia» (forse l'unica porzione della città visibile in modo integrale).

Nessun albero è stato piantato in prossimità delle mura che, con la pulizia completa di tutte le piante e cespugli infestanti il parco, sono state finalmente rese visibili. Peraltro non mi risulta che altri progetti abbiano compromesso o scalfito le mura venete (nel qual caso sarebbero scattate sanzioni da parte della Soprintendenza), quali per esempio il Parcheggio di Fossa Bagni prima e la Stazione Battisti del Metrobus poi, in cui si è posta attenzione nel conformare gli spazi sotterranei per mantenere intonse le parti interrate dei paramenti murari e se possibile di metterle in luce e renderle visibili all'interno delle nuove strutture interrate.

In tanti anni di progetti visti e vissuti, non ho mai notato in Brescia una porzione di bastione demolita o scalfita, ma al contrario ho visto l'Amministrazione attenta a far confluire di volta in volta fondi per garantirne il recupero, attuato in alcuni tratti, visibili intorno alla fortezza del Castello, lungo la Pusterla e al Parco dell'Acqua.
Un'ultima cosa sulle questioni sollevate riguardo ai progetti futuri: per il parcheggio sotto il Castello concordo che non sembra una priorità tra le tante necessità di opere che questa città ha, partendo anche da quelle di base, spesso trascurate, come la manutenzione di strade, marciapiedi e verde.

Peraltro tre elementi oggettivi giocano a sfavore dell'idea di un parcheggio all'interno della galleria Tito Speri: 1 Il vicino parcheggio di Fossa Bagni è da anni sottoutilizzato;
2 La scavo in roccia e le critiche condizioni di localizzazione e cantierizzazione comportano alti costi e un'incidenza elevata per ogni posto auto;
3. Non esiste ancora un serio piano di recupero e valorizzazione del Castello, quindi è inutile accedere con uno spettacolare ascensore ad un luogo che rimane morto per gran parte dell'anno.

Ing. Sergio Flamini
Brescia
 

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