Il Movimento per i diritti del malato c’è

AA
Ho appreso dall’edizione del 3 ottobre del nostro giornale dell’apertura a Brescia di una sezione del Tribunale per i diritti del malato. Mi permetto di fare alcune doverose precisazioni soprattutto a replica della frase: «... Si sentiva la mancanza di un punto di riferimento in città». Voglio ricordare che da oltre 25 anni opera a Brescia il Movimento per i diritti del malato che offre regolarmente ascolto e consulenza presso tre sedi diverse (Ronchettino: martedì e venerdì; Spedali Civili di Brescia: venerdì; Poliambulanza: martedì). Il Movimento per i diritti del malato opera con meno clamore e un’impostazione decisamente diversa rispetto al Tribunale, ma ha svolto in questi anni, grazie ai suoi volontari ed agli esperti ad esso collegati, oltre ad un lavoro di ascolto, filtro, consulenza, indirizzo e sostegno in caso di contenzioso sanitario (o di conciliazione quando possibile), una serie di attività educative e divulgative certamente molto utili. Ha collaborato con medici, infermieri e farmacisti ad iniziative dedicate al miglioramento del rapporto medico paziente, ai problemi della medicina difensiva, ai rischi della deriva tecnologica, alla Slow medicine, al corretto uso del farmaco. Ha elaborato e diffuso mini-pubblicazioni e vademecum per orientarsi nella giungla delle regole o per migliorare le conoscenze come l’ultimo, per esempio, sul corretto utilizzo dei farmaci. Non a caso il Movimento (nella persona della signora Marisa Tretti Clementoni) è stato chiamato a far parte del Comitato Etico Provinciale come rappresentante delle Associazioni a tutela del paziente. Inoltre, cosa assai rara di questi tempi, non vengono sollecitati bisogni o proposti percorsi facilitati puntando sull’emotività delle persone che vogliono sentirsi dire solo ciò cui piace credere. La medicina dei desideri ha dilatato richieste ed aspettative. Certe delusioni sono molto spesso determinate proprio dalle eccessive aspettative. Ogni qualvolta i risultati sono inferiori alle attese la colpa deve, per forza, essere attribuita a qualcuno. È doveroso accogliere le giuste richieste di chi ha subìto un danno per imperizia o negligenza e accompagnare il paziente con competenza e onestà in un percorso che gli è dovuto, ma non si deve parlare di malasanità in ogni occasione e assecondare o fomentare la convinzione che sempre e comunque si sarebbe potuto fare meglio. Sappiamo tutti che non è vero. Diciamolo con onestà ed eviteremo molti contenziosi inutili e dannosi. Dannosi per il medico cui spesso (e senza colpa) viene tolta la serenità nello svolgimento del lavoro e dannosi per il paziente sempre più vittima della medicina difensiva che egli stesso induce con certi comportamenti. dott.ssa Adriana Loglio Mmg a Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato