Il «miracolo» del Golgi Anche a distanza si è creata comunità

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Sono una docente del Liceo Golgi di Breno e affido alle pagine del suo giornale, a conclusione di un anno scolastico anomalo, il mio sfogo, che è quello di moltissimi colleghi. L’emergenza sanitaria ci ha colto tutti di sorpresa, umanamente e professionalmente… Chi mai avrebbe immaginato a dicembre, a conclusione di un corso sulle tecnologie, che a fine febbraio ci saremmo attivati per organizzare la didattica a distanza e che avremmo avviato le video lezioni il 2 marzo, a una settimana dalla chiusura delle scuole? Eppure così è stato. Ed è accaduto un piccolo miracolo: abbiamo creato comunità, abbiamo fatto sentire ai nostri ragazzi il senso di appartenenza, abbiamo dato loro, nelle giornate dell’emergenza, tra rintocchi di campane a morto e sirene di ambulanza, la possibilità di sperare nel futuro, attraverso la consecutio temporum, leggendo Dante, Petrarca e Catullo… Siamo stati con loro, tutti i giorni, a tutte le ore, anche molto oltre l’orario scolastico, facendo anche gli psicologi, talvolta, quando le giornate erano per loro più difficili. E i nostri ragazzi ci sono stati, con la consapevolezza di sempre, senza barare. Non hanno pensato che fosse meglio dormire un po’ di più o giocare, visto che la ministra Azzolina garantiva la promozione a tutti, ma hanno dato un senso alle loro giornate e alle nostre, impegnandosi quanto e forse più di prima, ottenendo la promozione per merito e non per decreto. Eppure quanti interventi di soloni, e «solerti» direttori di giornali che non hanno mai messo piede nella scuola, se non da studenti… La Scuola «ha tradito», «i docenti sono codardi» hanno detto… La Scuola non è il ministro Azzolina! La Scuola sono tutti i docenti (la maggioranza) che hanno fatto con dedizione e passione il loro dovere, pur tra mille difficoltà, anche imparando a gestire un mondo, quello delle piattaforme on-line, nuovo. La scuola sono tutti i ragazzi che non si sono sottratti al loro dovere e hanno lavorato per costruire, tassello dopo tassello, il loro futuro. La scuola sono tutti i dirigenti che hanno fatto i salti mortali per dare a tutti la possibilità di avere i dispositivi, talvolta consegnandoli di persona, a casa, ai loro ragazzi. E siamo tutti noi (la maggioranza) che ci accingiamo all’esame di stato conclusivo, con senso di responsabilità. Questa è la scuola, egregio direttore. E non ha tradito ma ha dimostrato, ancora una volta, la sua forza, quella forza che certi «manifesti squillanti di giornali» tentano in tutti i modi di oscurare.

// Rosa Sturniolo
Darfo Boario Terme
Gentile professoressa, il nostro giornale ha raccolto e raccontato diverse storie di insegnanti e studenti che hanno dovuto e saputo «inventarsi» un altro modo di fare scuola, e ha così potuto constatare sul campo i grandi sforzi e tutta la dedizione dei docenti, anche quando in difficoltà con la didattica a distanza, e la sorprendente capacità d’adattamento degli studenti perché il tempo scolastico, «imprigionato» dal Covid, non si dissolvesse nel nulla. Senza generalizzazioni ma è questo il clima che abbiamo colto. Che poi a fronte di ciò, non vi sia a più alti livelli istituzionali un’adeguata capacità (o volontà?) di indirizzo della scuola per il dopo-Covid è abbastanza evidente (si veda la telenovela sulle gabbie di plexiglas in aula...). E sbaglia chi (ma andrebbero precisati nomi e cognomi dei presunti «soloni») prova a scaricare sulla scuola responsabilità per situazioni che hanno invece altre titolarità politiche, sociali e culturali. (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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