Il latte versato e la voglia di ricominciare
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Rosa Attolino - 21 anni, Roncadelle Qualche giorno fa, prendendo l’autobus, osservando i visi delle poche persone, compreso l’autista, si poteva chiaramente avvertire tristezza. Purtroppo (o per fortuna?) i nostri pensieri sono qualcosa di inarrivabile per gli altri, ma osservando quelle persone provavo ad immaginarmi la loro vita. Quante vittorie avranno avuto e quante sconfitte li hanno resi ancora più forti o, perché no, deboli. Fin da bambini ci insegnano che «è inutile piangere sul latte versato»; quando ormai hai fatto una cosa che non dovevi, quando ti dimentichi di contare quei famosi 10 secondi prima di aprire bocca, non c’è più niente da fare. Purtroppo capitano a tutti situazioni del genere e proprio il proverbio ci insegna che molto spesso non si può fare gran che per rimediare. Però non posso fare a meno di chiedermi: e quando quel latte non siamo stati noi a versarlo? Quando le cose vanno storte e non è colpa nostra perché noi, invece, abbiamo fatto di tutto affinché quel bicchiere rimanesse in piedi? È giusto arrendersi o bisogna continuare a provarci? Credo che la vita, in fondo, sia proprio questa. Capire su che tipo di latte vale la pena far uscire le nostre lacrime; e non importa quanto ci hai provato e quanto hai lottato: quando alcune cose vanno in una certa direzione, non c’è sempre un navigatore interiore che ti ricalcola il percorso e ti fa cambiare strada. Come quando nel mare ci sono le onde forti, se nuoti e ti muovi, è peggio. Quando ci fissiamo troppo sulle cose, queste finiscono inevitabilmente per farci perdere di vista tutto quello che ci circonda, creandoci un senso di malessere interiore. È tanto facile consigliare di rialzarsi dopo una sconfitta, ma bisogna anche ammettere che quando si è per terra e tutto sembra così incredibilmente grande e pesante, tutto sulle nostre spalle, non è facile trasformare le parole in fatti. Io ho sempre amato le parole e scriverle perché loro sono la mia forza. Loro sono accanto a me ogni volta che ne ho bisogno e una volta messe nero su bianco, quando trovo la forza di rialzarmi e riprendere in mano la mia vita, rileggendo quello che scrivevo, ricordo a me stessa gli sforzi, i pianti, le urla, e capisco che posso essere anche io tanto forte. Quindi volevo dire a quelle persone sull’autobus, a quei visi che portavano i solchi delle loro vite pesanti, che è proprio vero: non si può piangere sul latte versato. Però, visto che ci viene impedito di piangere, si possono comunque fare delle scelte; puoi decidere di essere quel tipo di persona che il latte lo lascia a terra, rendendo la propria vita appiccicosa e ancorata al passato, oppure puoi essere quella persona che si rimbocca le maniche, prende lo straccio, e il latte lo raschia via da quel maledetto pavimento, rendendolo ancora più pulito e fresco di prima. Perché, infondo, niente e nessuno dovrebbe mai meritare le nostre lacrime.
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