Il forno fusorio narrato da Elisa. Che spettacolo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Abbiamo visitato il Museo del Forno Fusorio di Tavernole sul Mella, scoprendo l’inaspettato contenitore di una storia di ingegno e fatica. Una storia molto ben narrata da Elisa, appassionata guida del sito, il quale è purtroppo poco noto e poco frequentato. Eppure lo si può raggiungere in mezz’ora da Brescia e vale il viaggio. Il sito era in abbandono, ma è risorto grazie all’impegno del gruppo «Amici del Forno», della amministrazione comunale e fondi europei. Il recente restauro ha reso nuovamente leggibile il duro lavoro dei minatori e di tutto il popolo di adulti, donne e bambini addetti al funzionamento a ciclo continuo. In evidenza pure l’ingegno artigianale e tecnico nel trovare soluzioni innovative. Merita veramente una visita, anche perché è l’unico esempio superstite dei forni «alla Bressana». È sempre aperto i sabati e le domeniche pomeriggio. Perché non farne meta di una gita fuori porta?

Caterina Bonometti, Grazia Tessoni, Adelaide Baldo e Giorgio Feroldi
Brescia

Carissimi, è proprio vero che per accedere alla meraviglia non occorre prendere aerei o andare dall’altra parte del mondo: a volte basta una gita fuori porta. Rilanciamo dunque volentieri questa sorta di «pubblicità progresso», per luoghi che incuriosirono un certo Leonardo da Vinci. Non una, ma due volte il genio toscano volle far visita ai maestri triumplini del ferro, per studiarne l’arte e carpirne i segreti. E se dobbiamo dirla tutta, volendo evitare che la storia resti sterile esercizio di erudizione, proprio la capacità di innovare dei nostri antenati dovrebbe spronarci ad emularli, ad abbinare la conclamata attitudine al lavoro con la capacità di «inventare ed inventarsi». Hic et nunc. Qui ed ora. (g. bar.)

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