Il Foppa? La mostra a Orzinuovi vuole valorizzarne l’opera

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Qualche giorno fa, è stata inaugurata in Orzinuovi la mostra dedicata allo stendardo di Vincenzo Foppa (che da quella sede proviene) e al suo coté culturale. L’iniziativa è indubbiamente interessante ed è mia intenzione visitare la mostra, incuriosita anche dalla lettura storica, stilistica e iconografica che verrà proposta in quella sede dell’opera del grande pittore bresciano. Mi permetto, però, di esprimere qualche perplessità sul titolo assegnato all’articolo del Giornale di Brescia del 29 settembre), che non rispecchia in pieno il contenuto dell’articolo stesso. Che un pittore della grandezza di Foppa, uno fra i più importanti fra gli artisti lombardi (per non dire italiani ed europei) del Rinascimento, possa essere considerato «da rivalutare», suona quanto meno singolare. Foppa è stato studiato e apprezzato negli studi moderni quanto meno dalla fine dell’Ottocento; è stato oggetto di numerosi saggi e monografie, e, soprattutto, di una memorabile mostra tenutasi nel 2002 presso il complesso di Santa Giulia a Brescia e curata da Giovanni Agosti, Mauro Natale e Giovanni Romano. Una mostra ammirevole per la qualità delle opere esposte (erano presenti, oltre a gran parte dei suoi capolavori, opere di artisti suoi contemporanei, da Jacopo Bellini a Mantegna a Donatello) per la revisione documentaria, per la completezza e la profondità dei contenuti scientifici e persino per il pregevole allestimento curato dallo studio Tortelli & Frassoni. Strano che non venga ricordata. Mi sembra, quindi, che, piuttosto che usare i termini «da rivalutare» sia eventualmente da specificare l’intento di far conoscere meglio il pittore alle giovani generazioni (coinvolte dal curatore, professor Roberto Consolandi, nell’iniziativa) e a quanti si siano lasciati sfuggire le precedenti tappe del percorso critico sull’artista. Un altro dubbio riguarda la definizione di «pittore dei contadini» attribuita nell’articolo a Roberto Longhi e Giovanni Testori. A quanto mi risulta, i due illustri critici intendevano sottolineare il naturalismo della pittura foppesca e interpretavano i lineamenti rustici e talora sgraziati dei suoi personaggi come una prima tappa del percorso che avrebbe portato al Caravaggio. Fin dagli esordi, quando è ancora legato al mondo tardogotico, Foppa è, invece, espressione di una cultura raffinata e l’apprezzamento nei suoi confronti è unanime presso committenti di altissimo lignaggio: gli Sforza, il banchiere dei Medici a Milano, Lazzaro Doria e Giuliano della Rovere in Liguria. Al di là di queste modeste osservazioni, resta il plauso per l’iniziativa, che restituisce, almeno temporaneamente, ad Orzinuovi il suo stendardo.

// Fiorella Frisoni
Brescia
Gentile lettrice, forse si poteva titolare usando un termine diverso da «rivalutare», ma l’intento dell’articolo era di sottolineare la necessità di «promuovere» la figura di Foppa anche tra il grande pubblico, cosa che, ad avviso della collega Giovanna Capretti, la mostra del 2002 non era riuscita ad ottenere compiutamente. Non per la qualità, elevata, dell’esposizione, ma per la complessità di lettura di questo artista rispetto ai colleghi Romanino e Moretto. Quanto a Longhi, ci ricorda la collega, scrisse che il San Sebastiano di Orzinuovi, paragonato a quelli di Cima e Bellini, «diventa il disegno di uno zappaterra». Un paradosso, ovviamente, su cui Testori - semplificando - costruì la lettura dell’arte «dialettale» di Romanino e dei bresciani come «precedente caravaggesco». La speranza è che la mostra di Orzinuovi contribuisca a dare a Foppa la notorietà che merita. E comunque alimenti un sempre maggiore interesse verso il grande (e a volte misconosciuto) patrimonio artistico della nostra provincia, anche in vista dell’anno che Brescia vivrà, tra poco, come Capitale della Cultura italiana insieme a Bergamo. (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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