Il dramma di chi resta senza lavoro: il caso Bozzoli
Vorrei esporle le mie perplessità circa la situazione in cui si trova la mia famiglia. Mio padre è disoccupato senza alcun soldo, anzi a detta dei sindacati è cassaintegrato, ma senza remunerazione. Perché questa cosa? Perché è un operaio dell’azienda Bozzoli! Ve lo ricordate il caso Bozzoli o ce lo siamo già dimenticati? (Il titolare è scomparso, indagati i nipoti e due operai, ma mio padre non è tra questi). Mio padre è un uomo di 54 anni che ha sempre lavorato per questo Paese e soprattutto per questa azienda, in maniera onesta, pochissimi i giorni di malattia nel corso della sua vita da operaio perché il dovere veniva prima di ogni cosa, anche della sua salute. Vorrei che qualcuno all’interno di questo giornale o lettore di esso potesse spiegarmi perché non può essere remunerata questa cassa-integrazione, perché l’Inps non si prende in carico questa situazione considerandola troppo grave. Sì, è vero che è troppo grave perché la scomparsa di un uomo non è certo poco, ma che ne dite della fame che ora stanno patendo le famiglie innocenti come la mia? Ripeto, mio padre ha 54 anni e di domande di lavoro ne ha fatte parecchie, ma ahimè la Val Trompia è in ginocchio e di lavoro non ce n’è. Nessuno aiuta questi poveri operai... perché l’Italia interviene solo quando sono gli extracomunitari ad aver bisogno? Vorrei sottolineare il fatto che non sono razzista, perché approvo che ci sia collaborazione e solidarietà tra persone bisognose d’aiuto, però allo stesso tempo mi chiedo perché anche la mia situazione non può essere presa in considerazione e risolta. Concludo dicendo che sarei molto grata a chiunque leggendo questa mia lettera sapesse darmi una risposta, ma soprattutto un aiuto.
// Marta RazaMarcheno
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