Il destino diverso che ho immaginato per Giulia e Alessia

Ho voluto immaginare un finale diverso per le due povere creature straziate da un Frecciarossa a Riccione, lo voglio idealizzare per provare a lenire almeno un po’ il dolore che questa tristissima vicenda mi ha dato. Io, padre di una adolescente, che ora sento come figlie mie anche Giulia e Alessia. Giulia e Alessia non hanno voluto rinunciare alla festa in discoteca, anche se il padre che solitamente le accompagnava quella sera non se la sentiva proprio di guidare e passare buona parte della notte in loro attesa. Non si sentiva bene, ed è ben immaginabile come si possa arrivare alla fine di una giornata di duro lavoro con queste temperature insopportabili. Ma l’energia e la vitalità della loro età non sentono ragioni, e così l’hanno convinto a lasciarle andare a Riccione in treno. Qualunque padre sa che in queste circostanze non è semplice negare la fiducia, a maggior ragione dopo un lungo periodo privo di occasioni di socializzazione; e poi avevano sofferto per la recente separazione dei genitori, avevano tutto il diritto di vivere una parentesi di spensieratezza. Purtroppo in discoteca non tutto va come doveva andare, a Giulia viene sottratta la borsetta con il telefono, i soldi... sappiamo bene che senso di smarrimento possa provare un adolescente nel perdere il cellulare, l’oggetto che rappresenta lo scrigno dei suoi ricordi, tutti i contatti e buona parte del suo mondo. All’uscita del locale un ragazzo sensibile nota la loro stanchezza ed il senso di smarrimento, quindi dà loro un passaggio in stazione. Non nota alcuna alterazione da sostanze o da alcolici, confermerà che si trattava solamente di stanchezza. Alla stazione Alessia si toglie gli stivaletti, i piedi le fanno male. Giulia con passo incerto si avvicina al gestore del bar, mentre è intento a rifornire un distributore automatico. Gli chiede se c’è un bagno, lui risponde che in prossimità del bar non c’è. Indica il percorso per raggiungerlo ma si rende conto che qualcosa non va, nota la scarsa attenzione delle ragazze alle sue parole e l’andatura barcollante. Da qui in poi mi sforzo di immaginare una storia diversa: l’uomo interrompe la sua occupazione, senza risultare invadente convince le due ragazze a sedersi al tavolino del bar. Sorridendo offre loro un cappuccino ed una brioche, Giulia ha preso coraggio e gli ha raccontato la disavventura del furto... le rassicura, salderanno il conto quando torneranno da quelle parti. All’improvviso sentono un fischio fortissimo, guardano fuori dalla vetrata e vedono passare fulmineo uno scintillante Frecciarossa... hanno contemporaneamente lo stesso pensiero/desiderio, essere su quel treno e raggiungere in poche ore la mamma che da un bel po’ di tempo non vedono, essendo tornata al suo paese di origine dopo la separazione. Terminata la ristoratrice colazione la moglie del barista le prende sotto braccio e le accompagna prima al bagno e poi al binario dove già è fermo il treno che le riporterà a casa. Mette loro in mano un cioccolatino, se mai avessero avuto un calo di zuccheri durante il viaggio. Prima di salire le due ragazze la abbracciano forte, come avrebbero abbracciato la mamma. La donna si commuove, lei non ha avuto figli ma loro per un momento sono riuscite a farla sentire madre. Se imparassimo a non restare indifferenti di fronte allo smarrimento ed alla paura nei nostri simili e di tutti gli esseri viventi... Solo così onoreremo la loro memoria, solo così non saranno morte invano. Bellissime stelle scintillanti in un cielo ancora troppo nero per poterle scorgere.
// Un lettore Gentile lettore, cerchiamo con lei qualche conforto nell’immaginare un destino diverso per quella maledetta sera, anche se sappiamo che nulla può restituire ai genitori (e a tutti noi) le vite appena sbocciate di Giulia e Alessia. La tragedia che forse sguardi più attenti e sensibili verso l’altro al nostro fianco, avrebbero potuto scongiurare, proprio questo ci può e deve insegnare: a vincere la tentazione dell’indifferenza, a sentirci un po’ di più, con discrezione e amorevolezza, «custodi» dei nostri fratelli e sorelle. (g.c.).Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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