Il costo mensa dei dipendenti comunali
Scusate se mangio! Apprendiamo dai giornali il paragone fatto sull'uso delle carte di credito da parte degli assessori e il desco dei dipendenti comunali. Spiace constatare come alcune dichiarazioni pecchino, ancora una volta, di pressapochismo. Quando si fanno certi paragoni bisognerebbe, infatti, cercare di essere precisi evitando di gettare in un unico calderone dati e cifre a vanvera col solo scopo di aggiungere confusione in una situazione in cui invece tutti, cittadini e dipendenti, chiedono chiarezza e trasparenza. Ecco i dati più precisi: 1) La spesa che il Comune sostiene per la partecipazione al costo mensa dei soli dipendenti che usufruiscono del servizio è di 129 euro (valore medio se il dipendente usufruisce in un mese di 22 pasti), e non di 180 come è stato affermato. La differenza è trattenuta direttamente ogni mese sulla busta paga dei lavoratori. 2) Non si tratta per nulla di un ticket, come è stato erroneamente detto, e quindi un buono spendibile, oltre che nei punti mensa convenzionati, anche nelle catene della grande distribuzione, ma di un corrispettivo che può essere erogato solo previa strisciata del badge di servizio (tesserino di riconoscimento) ed esclusivamente negli orari (pausa mensa) in cui il dipendente è autorizzato. In secondo luogo quando si fanno dei paragoni, bisognerebbe rimanere nello stesso ambito cercando di mantenere pere con pere e mele con mele, non zucche con lamponi: vorremo sapere, infatti, cosa c'entra un diritto universalmente riconosciuto e contrattualmente regolato in modo molto rigoroso come quello della mensa con la licenza di spendere senza render conto ad alcuno. Senza voler fare del moralismo, vorremmo, poi, sottolineare come la remunerazione mensile netta di un dipendente comunale si aggira mediamente sui 1.100/1.200 euro, mentre quella di un assessore, per non parlare del sindaco, ci risulta essere ben diversa. Infine un altro dato utile da conoscere è quello legato alle missioni dei dipendenti che hanno diritto a spendere per un pasto (solo, però, se fanno più di 8 ore di missione) fino ad un massimo di 22,26 euro. Per concludere, ci piacerebbe sapere se la sparata era un malaccorto tentativo di giustificare l'economicità di un'operazione, per nulla economica, o se, piuttosto, prelude ad un'ulteriore moralizzazione dei dipendenti pubblici: si sa, il troppo cibo appesantisce e rende torpidi e per tenere in forma i fannulloni che cosa c'è di meglio che fargli saltare un pasto!!
Antonio De Gennaro
p. la RSU del Comune di Brescia
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