Il coraggio di dirsi che le regole sono inutili
Rispettare le regole di convivenza civile fa bene o male? Fa male! Penserete che sia una provocazione, una boutade, una voglia di scherzetto di Halloween ma non è così, sono serio! Se non considero gli anni della «non consapevolezza» infantile, da più di quaranta osservo con diligenza quelle che sono le regole che dovrebbero far parte della nostra vita per migliorare la mia e quella di chi con me ha interazioni: parcheggio la macchina in modo corretto, non butto carte o mozziconi di sigarette dalla mia vettura o durante il mio passeggio, raccolgo le cacche del cane, butto la spazzatura nel cassonetto, pago i biglietti laddove imposto, faccio la revisione alla macchina e non la uso se c’è il blocco del traffico, faccio la coda, non sputo per terra, entro dall’«entrata» ed esco dall’«uscita» e potrei andare avanti così per un bel po’. Inevitabile, quindi, che nel rapporto quotidiano con gli altri debba valutare se il loro comportamento si discosta dal mio e ne traggo delle valutazioni: mozziconi di sigarette ovunque, spazzatura abbandonata, sacchi di plastica nei contenitori per le ramaglie, parcheggio selvaggio, macchine inquinanti in barba ai divieti, disegnano una città opposta a quanto il mio impegno quotidiano desidererebbe. Chiedere ad un cittadino di riporre la spazzatura nel cassonetto mi ha fatto subire minacce, segnalare un furto in atto alla Polizia municipale di prima mattina mi ha fatto sentire fastidioso, richiedere ripetutamente l’intervento della Polizia per macchine sul marciapiede o pericolosamente posteggiate in curva senza conseguenze ti rende ridicolo fino a te stesso. Ed ecco che il desiderio che ti prende è quello di pensare che le regole siano inutili e che una mancanza di controllo verso i molti debba essere garantita anche ai pochi che non se la sentono di infrangere le regole per senso civico e per la paura delle ritorsioni private o delle sanzioni dell’amministrazione. Mi spiego meglio. Se dalle sette di sera il parcheggio selvaggio mi impedisce di camminare e mi impone di procedere sulla strada anziché sul marciapiede senza che nessuno intervenga, io esigo di poterlo fare a qualsiasi ora del giorno senza essere preoccupato che durante l’orario di servizio, qualche zelante vigile pensi che in quel momento sia davvero vietato! Se durante la sera posso abbandonare i rifiuti al di fuori dei cassonetti con serena sicurezza di essere impunito esigo poterlo fare anche durante il giorno, se fumare significa disfarsi delle cicche dal finestrino senza timore di essere perseguito, esigo che questo valga per tutti e che tutti possano essere sereni di riempire le fogne di moccini, carte e m...a di cane. La libertà di fare ciò che vogliamo è già sotto gli occhi di tutti, allora formalizziamola e a quel paese il mal di pancia se pesti gli escrementi di Fuffi (è lecito lasciarli in giro), se trovi bottiglie vuote sulla tua macchina (le sposti su quella del vicino), se non paghi il biglietto della metro (pago già le tasse...). Pensate a quanto si starebbe meglio se fossimo più liberi, senza vincoli o doveri, o solo quanto meglio vivono coloro che sentono di non averne: una pacchia! Insomma, se il mondo che per quarant’anni ho cercato di forgiare fosse reale sarebbe noioso, un piattume deprimente, il Giappone: voglio cambiare, voglio anch’io reagire alle regole oppressive e ansiogene, voglio smettere di aver mal di pancia, voglio essere sereno durante le mie passeggiate perché quando vedo una anziana in carrozzina ferma davanti ad un Suv con le quattro frecce sul marciapiede possa dire: forte quello poteva essere il mio! Adesso scusate, devo salutare, stanno imbarcando il volo per Tokyo...
// Antony BrunoBrescia
Gentile lettore sul volo per Tokyo, mi ostino a considerare la sua come una (salutare) provocazione. Non riesco a concepire la libertà senza regole. Solo in un mondo che si è dato delle regole si può cercare di garantire la libertà di tutti, e non del singolo. Anche solo limitandoci ai suoi esempi, ha provato a immaginare come ci ridurremmo in poco tempo? Resto convinto che le regole (stabilite ovviamente per via democratica) per essere efficaci, abbiano però bisogno di due ulteriori fattori complementari: la loro conoscenza (attraverso l’educazione e la pratica) e la sanzione (in caso di mancato rispetto). A minare la loro efficacia, insieme alla mancata educazione e alla mancata sanzione, concorre tuttavia anche l’eccesso… di regole. È così che si rischia di mandare a quel paese il nostro Paese. (g.c.)
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