Il contratto Fiat, tempi di crisi e responsabilità
Voglio sottoporre ai suoi lettori un tema delicato e mi riferisco al contratto Fiat oggetto di discussioni dentro e fuori dai cancelli di via Volturno.
Sono un lavoratore della Iveco di Brescia e un rappresentante sindacale della Fim-Cisl, vorrei che si facesse un'analisi più approfondita non nel contenuto del contratto sottoscritto dalla mia organizzazione in data 8 marzo 2013, ampiamente discusso sui giornali in questi giorni che io valuto positivo in questo momento storico, ma voglio fare un ragionamento più ampio cercando di comprendere il quadro economico che lo circonda.
È dal 2008 che i lavoratori per via dei cali produttivi non riescono a lavorare per un mese intero.
Cerchiamo dunque di capire in che contesto viene firmato il contratto Fiat; gli ultimi dati Istat sono drammatici e preoccupanti, a gennaio il tasso di disoccupazione ha raggiunto 11,7% il 38,7% tra i giovani, sono oramai quasi 3 milioni i disoccupati in Italia.
Sempre i dati Istat ci dimostrano che gli italiani che vivono in condizioni di povertà relativa sono quasi 9 milioni e 5 milioni coloro che vivono in uno stato di povertà assoluta, il debito pubblico è al 127% ovvero (più di 2.000 miliardi di euro) mentre la tassazione sulle persone fisiche ha raggiunto il 44%.
Oggi facciamo i conti con una crisi economica che si avvicina sempre più a scenari post bellici facendo precipitare l'Italia in una spirale recessiva preoccupante.
L'accesso al credito sia da parte dei lavoratori che da parte delle imprese si è drasticamente ridotto complicando sempre di più l'economia.
Oggi abbiamo i nuovi morti, non sul lavoro, ma per il lavoro, operai e imprenditori che vedono come via di fuga dalla crisi il suicidio.
Uno tra gli ultimi casi è quello di un operaio di Grosseto che da tre mesi era in cassa integrazione, preoccupato e affranto per il suo futuro ha deciso di compiere un gesto estremo togliendosi la vita nel suo garage, aveva 44 anni.
In questo contesto viene firmato il contratto Fiat. In fabbrica ho avuto modo di confrontarmi con i miei colleghi e a tutti ricordo che possiamo discutere all'infinito del contratto valutandolo positivamente o negativamente, ma dobbiamo sempre aver chiaro il quadro generale, se non comprendiamo la situazione in tutti i suoi aspetti corriamo il rischio di ragionare con la pancia e non con la testa.
È molto più facile oggi inseguire i populismi e la demagogia, spesso la logica del tanto peggio tanto meglio viene usata abilmente da chi pensa che i lavoratori sono uno strumento utile alle lotte di principio, e non per le lotte politico sindacali, sottraendosi così dalle proprie responsabilità.
Io ho la convinzione che non si può delegare in eterno la responsabilità ai tribunali chiedendogli di risolvere controversie sindacali perché ci si rifiuta di sottoscrivere i contratti, se si vogliono affrontare i problemi reali che lo si faccia ai tavoli negoziali, affrontando la Fiat nel merito.
È giunto dunque il momento della responsabilità, nel bene e nel male, sono finiti i tempi in cui se si risolvevano i problemi dei lavoratori era solo merito di qualcuno e se le cose si complicavano era solo colpa di altri.
Oggi centinaia di aziende chiudono o delocalizzano le produzioni all'estero, la priorità di un sindacato responsabile, e del futuro governo, è di salvaguardare i posti di lavoro esistenti, creando le condizioni necessarie per crearne di nuovi, ponendo fine a questa emorragia sociale.
Nel nostro caso specifico ci attendono sfide molto importanti e abbiamo delle enormi responsabilità, il sito Iveco bresciano, è oramai l'ultimo grande polo industriale che resta sul nostro territorio.
La nostra priorità oggi è quella di creare le condizioni necessarie perché si apra un tavolo negoziale con due punti essenziali.
Il primo punto è garantire prospettive occupazionali, il secondo è quello di chiedere a Fiat un piano industriale serio e credibile di rilancio del sito bresciano.
Questo però è compito del sindacato e non della magistratura, dunque queste tappe importanti e vitali per noi si possono raggiungere solo con un sindacato pragmatico che sappia guardare il quadro in tutti i suoi aspetti, non lo si può fare inseguendo populismi demagogici.
Gianmario Masserdotti
Castel Mella
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