Il Consiglio dei ragazzi insegna anche a noi adulti

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

In questi giorni si è conclusa nelle scuole cittadine la selezione per scegliere i giovanissimi studenti che parteciperanno al progetto del Comune di Brescia «Consiglio comunale dei ragazzi». Parlando con alcuni ragazzi e genitori di ciò che è accaduto nei vari istituti, ho avuto l’impressione che i nostri giovani abbiano già ricevuto una prima, preziosissima lezione, anche se di realismo più che di educazione civica. E, ironia della sorte, ancora prima di iniziare il percorso formativo. Da quanto mi è stato raccontato, sembra infatti che ad avere la meglio siano stati soprattutto coloro che avevano più amici! Cosa che avrebbe contato più dei buoni programmi e delle competenze. Insomma, i nostri ragazzi hanno già scoperto che per vincere le elezioni non è necessario presentare progetti solidi o dimostrare particolari capacità: basta saper convincere tanti compagni di scuola, spesso pronti a dare preferenze sulla base di simpatie e convenienze. Del resto, non funziona così anche tra gli adulti? Quante volte ci lamentiamo di elettori distratti, che nelle nostre democrazie sono sovrani e affidano con leggerezza posti di responsabilità a persone senza né arte né parte? Ma non cediamo allo sconforto. Tra i due casi c’è una differenza fondamentale. Nel mondo degli adulti l’eletto privo di idee e competenze non si limita a fare esperienza: decide per tutti noi. E lì, come sappiamo, arrivano davvero i guai. Il Consiglio comunale dei ragazzi è un percorso formativo e, con tutti i suoi limiti, può aiutare anche chi parte senza troppe idee né particolari qualità a crescere un po’, a capire come si decide e - perché no - a convincersi che avere un programma serve eccome.

Lettera firmata

Carissimo, quella imparata da ragazzi e ragazze è una lezione utile per loro, ma pure per noi. Per quanti tra noi, meglio, sono convinti che in politica abbiano valore solo conoscenze e competenze. Non è così. Sono importanti, è vero, ma se abbinate ad altre qualità, a cominciare proprio dalla capacità di relazionarsi, di raccogliere consenso, di tessere rapporti. Che una politica senza idee, saperi, progetti, valori, visioni, è sterile e si traduce in banale tornaconto o clientelismo. Ma anche quella che si vorrebbe sterilizzare da «simpatie e convenienze», affidandola al primato esclusivo della tecnica, avrebbe fiato corto e poca efficacia. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato