Il Carmine deve vivere di notte per i residenti e per Brescia di Davide Dattoli - 22 anni, Brescia

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Sono sette anni che abito al Carmine, un quartiere di Brescia che mi è entrato nel cuore, dopo aver trascorso l’infanzia in provincia. La scelta di comprare casa qui è stata dettata dalla voglia di riscoprire il centro storico, vivere le vie e i vicoli ricchi di vita e di storia. Amo la mia città, il poter camminare per le vie con calma e serenità guardando le vetrine dei negozi, il passeggiare dopo cena senza il caos delle auto o la desolazione. Ogni volta che mi trovo all’estero sento la nostalgia di questo vivere. Trovo da sempre il centro di Brescia un luogo perfetto. Una città viva, ricca di storia, arte, locali e ristoranti. Quando 7 anni fa presi la decisione di trasferirmi in centro, i soldi erano pochi, e la scelta è caduta su un’area del centro tra le più economiche, il Carmine. Un quartiere storicamente malfamato, ma in realtà ricco di storia e di case bellissime. Ricordo ancora alle superiori le mamme dei miei amici preoccupate nel mandare i propri figli a casa mia: «il Carmine è pericoloso». Io, che al Carmine ci vivevo tutti giorni, sapevo che non era così, ma i luoghi comuni e i pregiudizi erano, e sono, duri a morire. Certo, sapevo bene cosa accadeva nelle viette nascoste del Carmine, mi è capitato ancora la sera, dopo cena, di vedere persone che si picchiavano o di sentire spari facendo sì che gli abitanti della zona si lamentassero e il Carmine si trasformasse in un ghetto isolato. In quel periodo (durato molti anni) le macchine erano ovunque, prima, seconda, terza fila. Nessuno rispettava i parcheggi perché sapeva che i vigili passavano di rado. Perfino le telecamere installate dall’amministrazione comunale nel centro storico, venivano settimanalmente massacrate da sassate di giovani bande di ladruncoli. Le attività per ripulire il quartiere erano tante, ma poche quelle davvero efficaci. Poi, con il tempo, piano piano, la situazione è migliorata. La forneria che tutti sapevano essere una copertura di traffici illegali aveva finalmente chiuso; i call center avevano chiuso per lasciar spazio a bar di tendenza; la gente usciva per strada la sera. Non ho mai capito se fosse stata un operazione politica, della polizia o degli abitanti, ma piano piano il quartiere è rinato. La grossa spinta è arrivata proprio dal basso, come una rivoluzione silenziosa, di persone che non ci stavano ad abbandonare il Carmine. Uno alla volta i bar e i locali hanno cominciato ad aprire e a creare tendenza, riqualificando il quartiere. Dopo pochi mesi in cui alcuni proprietari di locali coraggiosamente tenevano vivo il Carmine, nell’ultimo anno altri quattro o cinque locali molto trendy, hanno dato la spinta giusta e finalmente il quartiere ha cominciato a prendere vita ed è oggi forse l’unica parte viva del centro storico. La determinazione dei proprietari dei locali, i giovani, la loro voglia di stare insieme e godersi la vita e gli abitanti del quartiere, hanno cominciato a far scappare i malfattori e le loro attività illegali.Oggi il Carmine è uno di quei quartieri più vivi, cosa unica in questo momento di crisi economica e in un centro storico ucciso da anni di lavori per la metropolitana e da centri commerciali a ridosso della città. Locali e persone danno una nuova vita a un quartiere. Brescia riprende così possesso di una sua area storica e mentre i giovani provano a combattere la crisi scacciando i pensieri con qualche aperitivo, c’è chi si lamenta. Alcuni abitanti, infastiditi dal rumore notturno, hanno più volte palesato il proprio disappunto, chiedendo alle forze dell’ordine di definire dei limiti di orario per gli schiamazzi facendo abbassare ogni settimana gli orari di chiusura. Ma se da una parte trovo corretto questo atteggiamento, purché non diventi eccessivo, dall’altra vedo squadre di vigili urbani che dispensano multe a chiunque parcheggi in zona. Dopo anni in cui si vedevano di rado, oggi combattono quella che è stata la salvezza loro e di tutto il quartiere. Sono fermamente convinto che sia necessario punire chi infrange la legge ma bisogna anche capire perché queste persone la infrangono. Nello specifico, se non non vengono forniti parcheggi abbastanza capienti e mezzi di collegamento ad un’area, non si può poi multare ogni singola macchina che ha mezzo metro fuori dalla riga blu, per fare cassa o per eliminare il fastidio dei residenti. Non è multando i locali perché all’una di sabato sera c’è ancora gente che ride e scherza che si migliora la situazione. Sono giovane ma non sono abituato a tirar tardi. Non sono tra i ragazzi che passa la serata tra i locali con un cocktail in mano. Tuttavia preferiscono rientrare la sera dopo una dura giornata di lavoro e vedere intorno a me persone felici e che si divertono, rispetto a malavita, drogati e malfattori. Mi chiedo quindi perchè la città (abitanti, vigili, pubblica amministrazione e tutti coloro che si stanno accanendo contro questa vitalità) voglia farsi del male uccidendo quell’unica cosa che è riuscita a eliminare il disastro sociale precedente. Ma davvero vogliamo tornare agli anni passati? Vogliamo tornare alla malavita e al coprifuoco serale per continuare a multare le macchine parcheggiate e i locali chiassosi? Se andremo avanti così uccideremo questo centro, spostando tutto in un ennesimo centro commerciale e perdendo quel lifestyle che tutto il mondo ci invidia. Bresciani, non distruggiamo la nostra città! Non uccidiamo il nostro centro storico. Teniamo viva la nostra città!

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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