Il Carmine da quartiere-ghetto a cuore della movida
Chi conosce Brescia non può astenersi nell’esprimere un’opinione circa uno dei quartieri più caratteristici della città. Nell’ideale stereotipato di molti bresciani, non solo cittadini, il Carmine è un quartiere minacciato dall’immigrazione, immagine di degrado e di scarsa sicurezza sociale. Dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni è inevitabile scorgere qualche sguardo preoccupato negli occhi di chi passeggia nelle varie vie e che non è abituato al confronto con persone di diversa etnia. Il mio obiettivo non è quello di entrare in dibattiti politici o questioni razziali di cui non possiedo le competenze necessarie: la mia volontà è quella di riportare la mia esperienza da cittadina acquisita e che risiede in questo quartiere da quattro anni. Il Carmine, come tutti i quartieri cittadini, presenta entrambi i lati della medaglia. Da un lato è un quartiere unico e pittoresco, dall’altro presenta aspetti da migliorare; non esiste né a Brescia né in nessun’altra città del mondo il quartiere perfetto, privo di minacce o pericoli. Il Carmine per me è prima di tutto vita: cittadini di ogni nazionalità e cultura abitano in questa parte del centro storico, lo arricchiscono culturalmente e ne disegnano lo stile. Lo si può quasi definire come un vero e proprio esempio di intercultura: storia e tradizione si incontrano in un mix unico che permette a chiunque di fare il giro del mondo in soli pochi passi. Nel mio giorno di riposo dal lavoro mi capita spesso di passeggiare per le vie del mio quartiere, mi piace perdermi nei vicoli e scoprire lati della mia città che ancora oggi non conosco: anche nel più piccolo degli spazi nascono attività artigianali indiscutibilmente uniche ed affascinanti, piccole opere d’arte improvvisate colpiscono il tuo sguardo non appena imbocchi un vicolo apparentemente cieco, odori, profumi e suoni ti accompagnano ad ogni ora del giorno e ti fanno sentire parte attiva di una società che cerca nel confronto con gli altri fratellanza e rispetto. Laboratori di arte, musei, minimarket e ristoranti locali ed etnici colorano le strade del Carmine e contribuiscono a farlo sembrare un quartiere dai mille volti, molto simile a quelli che si incontrano nelle grandi metropoli estere. Per cogliere l’essenza di questo quartiere è bene lasciarsi alle spalle qualsiasi tipo di pregiudizio o convinzione, qui gli stereotipi non si sposano con l’anima di queste strade. Consiglio invece di munirsi di tanta curiosità e lasciare che sia il confronto con la gente a guidarvi: le vostre conoscenze inevitabilmente si amplieranno e così anche la vostra mente. Col tempo la città è cambiata e pertanto anche il Carmine è cambiato. Negli ultimi 10 anni il Comune ha investito molto in termini di risorse per risollevare la qualità del quartiere e ci è riuscito: oggi è divenuto la meta principale di tutti i bresciani che vengono in città per trascorrere la serata con amici, tanti giovani hanno trovato la propria realizzazione professionale proprio in queste vie rilevando storiche attività commerciali o artigianali prossime alla chiusura, sempre più spesso è sede di iniziative culturali o sociali... ogni giorno insomma cambia volto e cambia i protagonisti della propria storia. È questo il Carmine. Un quartiere nuovo ogni giorno e che aspetta di essere conosciuto e vissuto in prima persona anche da coloro che ancora oggi lo credono il ghetto della città. Fino a qualche anno fa non credevo sarei mai riuscita ad amare così tanto la mia città e oggi, grazie al Carmine, riesco a farlo e ne sono davvero fiera.
// Lettera firmataRiproduzione riservata © Giornale di Brescia
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