Il Brescia calcio è una malattia che non va più via

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Brescia una malattia che non va più via. Ricordo ancora la prima partita che andai a vedere, era Brescia-Castel di Sangro, serie B, 1996, una domenica pomeriggio di aprile (si giocava ancora la domenica pomeriggio, sigh!). Avevo 8 anni, fino a quel momento per me il Brescia era soltanto quello che potevo vedere nelle figurine o dagli articoli di giornale. Per quella mia prima partita i miei genitori optarono per la gradinata (la curva? No no è un posto troppo pericoloso per portarci un bambino, anche qui doppio sigh!). Non c’erano ancora i biglietti nominali, i tornelli, né tanto meno la «perquisa» ad opera degli steward (steward? Che roba elà?), tra me e quella squadra che ancora non conoscevo c’era solo una scalinata, come se ne vedono tante, ma è una scalinata che una volta raggiunta la cima ti proietta in un altro mondo con regole tutte sue. Il campo era incredibilmente verde, e tutti quegli odori, ed i tifosi, e lo speaker e poi loro, le rondinelle che entravano in campo. Ora ho 27 anni, e da quel ’96 sono passate un’infinità di partite ed ho vissuto un turbine di emozioni: ricordo le gioie delle promozioni, le onte delle retrocessioni, partite epiche, partite talmente brutte che neanche se ti impegni riesci a giocare così male, giocatori che mai avrei pensato di vedere con la V bianca sul petto (Do you remember Baggio?), giocatori che mai avrei voluto vedere con la V bianca sul petto… fino ad oggi. Oggi lo spettro della Lega Pro (cosa è?? Dai ci siamo capiti... la serie C!!!) è reale, quello che prima potevo sentire solo nei racconti anni ’80, beh ora è tangibile, la posso vedere con i miei occhi! Ora rivaluti tutto, anche un campionato mediocre finito a metà classifica della serie B, tutto in confronto ti sembra meglio! Ma come una mamma finisce sempre per perdonare quel figlio che ne combina di tutti i colori, anche io mio caro Brescia ti perdono! Perché se si sceglie di tifare una squadra come te allora queste cose bisogna metterle in conto, una squadra come te va amata incondizionatamente perché si sa già che quel che si da non è mai quello che poi ritorna (non me ne vogliano i Beatles). Ecco perché allora non è importante non aver vinto niente (un torneo anglo-italiano!!??, ma vale??... o una coppa Ristora! Sì quella del the!!), ecco perché non contano la serie dove potrai giocare, che sia Lega Pro, Promozione o Eccellenza, ecco perché non contano i giocatori che mai potrai acquistare… Ecco perché conta che ci sia tu. Punto. // Alberto Marca Gussago

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