Il 2 Giugno più sentito è nelle piccole cose

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Ho sempre considerato il 2 giugno, la celebrazione della Repubblica, una festività con l’unico scopo di rompere dalla routine quotidiana. Senza mai soffermarmi ad una riflessione profonda, dando quindi poca importanza a questa data. Penso di parlare a nome di tanti miei coetanei (26enni) che come me, hanno perso l’interesse su quel senso di legame e rispetto alla Nazione e alla sua storia. Un distacco dovuto all’evoluzione sociale e sviluppo generazionale interessato e proiettato verso altri valori, che erano invece tanto cari ai nostri nonni e genitori. Complice anche una classe politica che dovrebbe rappresentare la nostra fedeltà allo stato, ma che difficilmente riesce ad empatizzare in maniera forte con noi giovani. Quest’anno però due avvenimenti, mi hanno fatto ripensare e aprire la mente. Insieme ad alcuni amici di Collebeato, abbiamo partecipato come simpatizzanti all’annuale adunata degli alpini svoltasi a Treviso. È proprio qui, che ci siamo accorti di quel senso di fratellanza che lega migliaia di persone, attorno ad un ideale comune. L’evento scatenante, è stato durante una passeggiata attorno al parco che ospitava l’alloggio di centinaia di penne nere. Mentre camminiamo, veniamo fermati da un gruppo di signori attorno all’ottantina, che cordialmente ci offrono un bicchiere del loro vino veneto, noi volentieri accettiamo e con questa scusa ci fermiamo a parlare. I discorsi si susseguono in amicizia per un paio di ore. Tra racconti di esperienze di vita noi ascoltiamo interessati alle loro storie di alpini vissuti, abbracciati da anni da questo forte senso di appartenenza. Un gesto bellissimo, che esemplifica questo clima di fratellanza è stato quando, alla promessa di rivederci l’anno seguente alla successiva adunata di Trento, un alpino che si faceva chiamare il gobbo, con tutta la naturalezza del mondo ci regala la sua maglietta che portava addosso, rimanendo così a torso nudo, dove aveva cucito la sezione del suo gruppo: Alpini di Valeggio sul Mincio, Verona. Dicendo che così ci saremmo ricordati della nostra promessa. Un gesto semplice, che però ci ha emozionato. Sono i piccoli gesti, regalati con disinvoltura, che temprano nella mente l’importanza di certi valori, che troppo spesso dimentichiamo. Colgo quindi l’occasione per ringraziare gli alpini di Valeggio, gli stessi che mi hanno riportato alla memoria la figura di mio nonno Riccardo, all’incirca loro coetaneo e scomparso da poco, un uomo dal carattere spiritoso, ma fermo e convinto delle sue idee, politico limpido e partigiano convinto, dal forte spirito patriottico tipico della sua generazione che è stato capace di trasmettere in me quel senso civico e morale nei confronti del nostro paese. Ce ne vorrebbero. Non è quindi dalle grandi celebrazioni, o dai grandi discorsi retorici che noi giovani ci avviciniamo all’ideale di comunità e appartenenza, bensì dai piccoli gesti o dai grandi ricordi che persone per bene hanno il piacere di far riemergere. Quindi dico, viva la festa della Repubblica, nei valori più nobili che la nostra storia ci ha insegnato: rispetto, condivisione e fratellanza. Un grazie quindi agli alpini e al mio nonno, che ancora una volta è riuscito ad insegnarmi qualcosa.

// Davide
Collebeato
Davide ha ragione. C’è bisogno di persone perbene come dell’aria per respirare. E fortunatamente esistono. Più numerose di quelle che pensiamo. A volte non le vediamo e sentiamo perché sono nascoste e silenziose. Ma ci sono. Nella memoria e, se cerchiamo bene, pure nel quotidiano. Persone interpreti di piccoli-grandi gesti di cuore e di impegno. È bello poterle guardare e fare nostro il loro sentire e agire. Anche e soprattutto così si onora la festa della Repubblica e dei valori che incarna. (n.v.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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