I vicini di casa africani hanno reso la mia vita un incubo

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Io e mia figlia, minorenne, in ostaggio di una tribù di africani. Dopo la separazione ci siamo trasferiti in un appartamento a prezzo sostenibile, degno, e con un locatore insostituibile per quanto è corretto. Quella che doveva essere una ripartenza di vita si è trasformata in un incubo. Al piano di sopra, un numero non precisato di africani che vanno e vengono, adulti e bambini, ci tiene svegli dalle 6 del mattino fino a mezzanotte con una gamma di rumori esponenziale, impressionante per entità, che spesso ci costringe ad andarcene temporaneamente dall’appartamento. Da otto lunghi mesi. Qui non si vive più. Non si dorme, non si riposa, non riesce di concentrarsi. Mia figlia non riesce a studiare; la mia compagna non vuole più venire qui; io sono sull’orlo di una crisi di nervi. L’avvocato mi sconsiglia questo tipo di cause, costose e non sempre vincenti. Ho provato a mediare da solo, ci ha provato la mia compagna, mi sono ripetuto con la collaborazione del mio locatore, testimone anch’esso degli eventi. Poi, con l’amministratore di condominio. I Vigili Urbani hanno declinato l’invito. I Carabinieri sono usciti 2 volte, ma più che invitare a riportare la calma, non possono fare. Siamo letteralmente in ostaggio e nessuno fa niente. Fino a quando, non è dato sapere. Ennesimo spaccato di una nazione che tutela tutti, tranne chi viene danneggiato. Una «ex» nazione. Chissà che il sindaco o chi per lui, leggendo, non venga a trovarmi per verificare di persona quanto sia difficile cercare di vivere laboriosamente e onestamente in questa città.

// Guido Franchi
Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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