I valori sbagliati al Museo del ricordo
Le chiedo la cortesia di ospitare alcune mie considerazioni su un tema che ritengo importante e che rischia invece di passare inosservato perché distratti da altri problemi più assillanti. In questi giorni, nell'auditorium comunale di Coccaglio, è stata esposta al pubblico una parte dei reperti che costituiscono il museo del ricordo realizzato dal signor Tullio Gaibotti di Cologne.
Sabato 10 dicembre, incuriosito dall'argomento, anch'io ho visitato la raccolta e confesso di averne ricavato una sensazione di tristezza mista a preoccupazione. L'obiettivo dichiarato sui depliant messi a disposizione è di «conservare e tramandare la storia del nostro paese alle generazioni future». Vi sono esposti oggetti che rievocano il periodo peggiore della nostra storia quali pugnali, sciabole, bombe a mano e d'aereo, bossoli di proiettili d'artiglieria di vario calibro, divise della R.S.I. e delle S.S. tedesche e tanti altri reperti d'epoca il cui uso, a suo tempo, potrebbe aver procurato ferite mortali ad un numero imprecisato di persone.
A far da cornice a tutto l'armamentario sono in bella mostra fotografie di Mussolini, di studenti universitari con la camicia nera, di saggi ginnici della gioventù italiana del Littorio, di divise di vari reparti dell'esercito fascista, di attestati di merito per prole numerosa ad alcune madri d'Italia ed altro ancora. Mi son chiesto quale possa essere il valore pedagogico di tale materiale «per le nuove generazioni, ai figli dei figli» se non quello di esaltare il mito della guerra, degli eroi e della violenza di popoli contro altri popoli. Sono convinto che ai nostri ragazzi, come ricorda la nostra Costituzione all'art. 11, vadano insegnati valori quali la Pace, la solidarietà, il dialogo tra i popoli, il ripudio della guerra. Sicuramente non si trasmette conoscenza della storia esibendo tristi simboli di morte ma ricordando fatti ed eventi anche tragici, onde impedire che si possano ripetere in futuro. A questo serve la memoria.
L'esibizione di questo materiale, pur ammesso che sia necessario, senza raccontare le persecuzioni subite dagli oppositori politici, gli atti (bastino le leggi razziali del 1938), le stragi consumate e le sofferenze subite dal popolo italiano a causa di quei personaggi presenti in bella mostra nelle fotografie, la ritengo una subdola e pericolosa operazione di esaltazione del fascismo. Il materiale esposto evidenzia l'intento di riaffermare nostalgicamente un tragico periodo del nostro passato in cui i due regimi, fascista e nazista, sono stati definitivamente condannati dalla storia. Le nuove generazioni hanno diritto alla conoscenza della storia che vede il coinvolgimento dell'Italia nella seconda guerra mondiale costata oltre cinquanta milioni di morti, ma l'apprendimento non può esplicarsi attraverso una visitazione di strumenti di guerra, testimoni di un lugubre passato.
Se un cittadino ama circondarsi in casa propria di simili reperti, faccia pure. L'idea di esibirli pubblicamente con l'ambizioso progetto per un museo pubblico finalizzato addirittura ad attività didattica, altro non è che un velleitario e subdolo modo di riproporre miti ed eroi fascisti. Se di questo si tratta, giova ricordare che si può incorrere nella violazione della Legge Scelba del 20 giugno 1952, n. 645 che sulla scorta della XII Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione vieta la propaganda per la formazione di gruppi che perseguono la finalità di riorganizzare il disciolto partito fascista. Le istituzioni, in nome della democrazia e dell'antifascismo hanno l'obbligo di vigilare e riflettere sull'evolversi di questi fenomeni.
Adriano Rosa
Sezione Anpi
di Coccaglio
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