I tanti motivi per cui insegnare è un bel lavoro

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Tanti mi chiedono, col solito sorrisetto, perché gli insegnanti abbiano tre mesi (?!?) di ferie. Rispondo a modo mio spiegando cosa vuol dire insegnare per me. Insegnare vuol dire fare ogni giorno una magia; spostare dal proprio cuore delle esperienze del reale e farle riaccadere nel cuore dei tuoi studenti, se non arrivi a toccare il cuore parli al vento. È una magia difficile che pochi conoscono veramente: spesso fallisce, è frutto di umiltà, impegno, curiosità e amore per quello che fai. In-segnare è lasciare e indicare ai ragazzi gli strumenti per approfondire la realtà. Ogni materia «illumina» col suo contributo una sfumatura della realtà e del suo grande mistero. Insegnare vuol dire ogni giorno salire sul palcoscenico e dire con parole nuove sempre le stesse poche (vere) cose che possano servire per la vita: magari tenendo fra le mani un semplice (semplice?) mattoncino Lego, geniale metafora di conoscenza, competenza e abilità: parole care allo scolastichese di moda oggi. Insegnare vuol dire conquistare ogni giorno il diritto di avere qualcosa di interessante da dire (dimostrandolo coi fatti) ai vostri studenti per lo più annoiati, parcheggiati e convinti di saperne più di voi. La scuola come malattia che prima o poi passerà, dal primo giorno appendono in classe il conto alla rovescia verso le vacanze. Insegnare vuol dire essere uguale e diverso con tutti i ragazzi: valutare la strada, le strade dentro un rapporto diverso per tutti, per tutti paradossalmente fare differenze, per ognuno avere uguale affetto e rispetto del cammino. Valutare è la cosa più difficile, fa tremare il cuore, se sei un insegnante. Insegnare vuol dire soffrire con i tuoi studenti quando faticano, guardarli con simpatia, ricordando la propria fatica. Insegnare vuol dire gioire con loro quando riescono. Insegnare vuol dire far diventare uomini dei ragazzi aiutandoli a fare dei passi da soli, senza barare. Tu dici A piu B... loro devono dire C! Insegnare è il più bel lavoro: stupirsi della realtà ogni giorno coi tuoi studenti, andando a portarli a dire «Io» su quel sottile e vertiginoso confine dove tutte le cose tendono a Infinito... Questo vale i cosiddetti tre mesi (per chi fa maturità e recuperi a fine agosto sono due scarsi)! Personalmente non insegno per quello. Mi piace stupirmi della realtà.

// Stefano Bolla
Rodengo Saiano

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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