I nostri desideri per costruire la pace

Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

Siamo i ragazzi e le ragazze della classe prima, sezione D, della scuola secondaria di primo grado «Divisione Tridentina» di Brescia. In occasione della Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia, aderendo all’iniziativa «La flotilla dei bambini del mondo: lettere ai politici per la pace», abbiamo deciso di rivolgerci a Lei e ai suoi lettori per esprimere il nostro forte e sincero desiderio di pace. Vorremmo che Iryna provasse l’emozione di salutare i genitori il primo giorno di scuola, riempisse il proprio quaderno di parole nuove e disegnasse un sole giallo che splende in un cielo azzurro. Per questo chiediamo la pace. Vorremmo che Omar, la notte, potesse vivere i suoi sogni senza che siano interrotti dal fragore di un’esplosione: un bambino, al massimo, le bombe dovrebbe vederle nei videogiochi. Per questo vogliamo la pace. Vorremmo che Sara scegliesse i suoi gusti di gelato preferiti e avesse come unica preoccupazione che questo non si sciolga e cada a terra; vorremmo che facesse colazione serenamente con una tazza di latte fumante e tanti biscotti, possibilmente al cioccolato e che a tavola trovasse il suo cibo preferito da condividere con chi ama. Per questo pretendiamo la pace. Vorremmo che Maryam costruisse nuovi ricordi con la sua famiglia senza «buchi» pieni di dolore, guardando beatamente un film con i suoi genitori e addormentandosi coccolata da fiabe o ninna nanne, sentendosi protetta e al sicuro nella propria casa. Per questo reclamiamo la pace. Vorremmo che Batu giocasse al parco con gli amici a «1, 2, 3... stella», parlasse degli «anime» visti e potesse, nei momenti bui, trovare un abbraccio confortante e pieno di luce, come solo quello di un vero amico può essere. Per questo desideriamo la pace. Vorremmo che ogni bambino avesse un nome, come è suo diritto, ma non certo su una lapide dove data di nascita e di morte sono assurdamente troppo vicine. Per questo domandiamo la pace. Vorremmo che Mateo avesse una macchinina telecomandata o la libertà di arrampicarsi su un albero per recuperare un pallone o di nascondersi solo per gioco, non per paura degli spari. Per questo esigiamo la pace. Come Lei ben sa, senza la pace nessun diritto può esistere davvero, perché la guerra cancella ogni cosa. Se vogliamo parlare di diritti, dobbiamo prima costruire la pace. Certi che Lei comprenda la nostra preoccupazione e il nostro senso di impotenza, Le chiediamo di fare tutto ciò che è in Suo potere per aiutarci a diffondere questo nostro desiderio di pace, che siamo certi sia condiviso dalla maggioranza delle persone e dei bresciani.

I ragazzi e le ragazze della prima D
Scuola Tridentina Brescia

Care ragazze, cari ragazzi, la vostra preoccupazione è anche la nostra. I vostri sogni sono anche i nostri. Ecco perché rilanciamo molto volentieri la vostra lettera. Che facciamo nostra. Con un appendice, con un «vorremmo» da condividere con voi e i lettori: ovvero... che tutti i Carlo, Paola, Mario, Barbara, Francesca e Fabrizio di casa nostra - giovani e meno giovani, l’età in questo conta poco - si unissero per chiedere Pace nel nome dei tanti Iryna, Omar, Maryam, Sara, Batu e Mateo. Con gesti e parole di Pace. In questi giorni, dove la giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia si intreccia a Brescia con il nutrito programma del Festival della Pace, ma anche dopo. Giorno dopo giorno. Perché la Pace non deve essere solo un obiettivo da invocare ma uno stato dell’essere da raggiungere. E soprattutto mantenere. Nel quotidiano. (n.v.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato