I giovani fra impegno e disimpegno
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di Alice Scalfi - 29 anni, Bedizzole Giovani mortificati, senza prospettive né speranze. Giovani concentrati su sé stessi, che per «futuro» intendono al massimo il traguardo del prossimo week end. E poi ci sono i più celebri bamboccioni, e i choosy, gli schizzinosi che non sanno accontentarsi. Sono questi, e in certi casi addirittura una sintesi di tutti questi, i ritratti che emergono dei giovani da parte della stessa società della quale dovrebbero essere i protagonisti, e che invece li relega spesso al ruolo di appendici dolorose, di cui lamentarsi. Nel variegatissimo universo delle personalità si trova di tutto; certo esiste la superficialità, così come pure l’indolenza. Ma non è la generazione a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta ad esserne portatrice per nascita. Ciò che dovrebbe emergere da una conoscenza più approfondita di questa generazione è, al contrario, l’impegno. L’associazionismo e le realtà di volontariato ne rappresentano la prova inconfutabile. Secondo dati Istat e del Centro Nazionale del Volontariato, rappresenterebbero il 20% dei circa 5 milioni di volontari attivi in Italia. Una grossa fetta, dunque, che di certo allontana la categoria dallo stereotipo di nullafacenza con cui viene marchiata spesso. Sintomo che, di energia, questa generazione, ne ha eccome, così come ha voglia di pensare e di investire le proprie risorse nel futuro, aiutando gli altri. Vuoi che il tempo libero a molti di loro non manca (quello della disoccupazione giovanile è un dato inoppugnabile), vuoi che avvertano il desiderio di mettersi in gioco, tra i giovani ci si dà da fare parecchio. È un modo di continuare a credere nel futuro, di investirsi di responsabilità che, seguendo oggi il percorso tradizionale studio-lavoro, è molto difficile riuscire a guadagnarsi. Ciò che si respira stando a contatto con questi giovani attivi e volontari è, al contrario di quanto viene invece spesso sbandierato, la voglia di avere responsabilità, il desiderio di essere utili. Il volontariato rappresenta il loro modo di essere protagonisti e di guardare avanti. È dunque forse venuto il momento di smettere, anche in questo caso, di fare di tutta l’erba un fascio e puntare invece l’attenzione su quanto di buono questa generazione ogni giorno fa per gli altri. Spesso sono giovani volontari che a sirene spiegate ci accompagnano in ospedale quando stiamo male; è probabile che siano loro, a tenere compagnia ai nostri nonni nelle case di riposo, o ai nostri figli, nella case famiglia e nei centri di aggregazione. Sono sempre loro che d’estate organizzano le sagre che ci piacciono, le feste e le serate in piazza. Sono loro, insomma, ad esserci quando c’è bisogno.
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