I diritti delle piante e il dovere di noi esseri umani

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Ma le piante non hanno proprio nessun diritto? Con questa domanda degna del prof. Stefano Mancuso (botanico e neurobiologo vegetale), chiediamo ospitalità al giornale per stigmatizzare alcuni comportamenti a nostro avviso sbagliati e lesivi dei naturali diritti delle piante e specie arboree. In questi giorni di anticipata primavera, tiepida e piovosa stiamo assistendo alla «pulizia», se così si può dire, perentoria e forse da qualcuno tanto agognata, del nostro Naviglio e di altri corsi d’acqua. Infernali e tecnologici macchinari «scorticano», in lungo e in largo le sue rive, da sempre alberate e cespugliose e ricche di una ormai residua biodiversità. Ricordiamo con nostalgia i «bei tempi andati» le persone addette che «curavano» ogni sorta di corsi irrigui quasi come una «missione ecologica» necessaria per la comunità non solo agricola. Ora, con macchinari che non guardano in faccia nessuno, si ripulisce, si capitozzano, invece di potare, alberi autoctoni lasciando ceppi nudi, senza neanche un misero pollone a testimone di una perduta vita vegetativa. Si raggomitolano rovi e quant’altro vi sia di disturbo alla vista e con queste la biodiversità resistente di gallinelle d’acqua e germani che, per forza di cose, sfrattati dal loro habitat, devono scappare all’impazzata. Non si può neanche chiedere: «Perché, di tutto questo scempio?». Le risposte spesso evasive e fintamente date dalle «Autorità», si rimpallano, quasi fossero sorprese dell’accaduto, la paternità di queste pseudo azioni che danno poco lustro all’opera per così dire di «pulizia» che è sotto gli occhi di tutti. Il tutto si riduce alla pseudo convenienza economica nella logica del «quanto costa» l’intervento e penso che non costi poco, senza porsi altri scrupoli di tipo ambientali, questo fa molto pensare, interroga la nostra sensibilità di «custodi del creato»! Fra l’altro non ci sembra che ostacolasse il normale flusso d’acqua né riducesse l’alveo e la portata del fiume. Ma le piante non hanno proprio nessun diritto? Era proprio così necessario questo radicale intervento? Ma purtroppo tutto questo «bel pulito» si svolge nella apparente generale indifferenza, forse le piante sono considerate solo «contorni» per giardini? Queste sono alcune domande che ci poniamo per sensibilizzare le persone a vedere più che a guardare. E anche il Naviglio, per ora ricco d’acqua, sconsolato, rassegnato e inerme «sta a guardare», ma ancor di più la nostra gente forse «sta a guardare» e pure le stelle sopra le nuvole... «stanno a guardare».
Gruppo Amici del Verde Isorella

Carissimi,

del verde siamo amici anche noi e non di facciata. Lo precisiamo subito, in premessa, dovendo altresì ammettere un atteggiamento più pacato rispetto a chi su questo tema veste i panni del Savonarola e dipinge a tinte fosche una situazione critica di per sé, senza dunque bisogno di prefiche o paramenti a lutto.

Ecco perché alla domanda: «Ma le piante non hanno proprio nessun diritto?» la risposta è: no.

Un «no» con due ragioni.

Primo: la questione dei diritti è essenzialmente umana, riguarda la civiltà a cui apparteniamo, il modo in cui interpretiamo la realtà, criteri antropocentrici insomma, che poco o nulla interessano la natura e le leggi sulle quali si regge.

Secondo: comprendo il buon cuore nostro, ma il mondo vegetale - inteso come ecosistema vitale - non ha bisogno di essere difeso, poiché si difende benissimo da sé e così come ci ha preceduto, consentendo alla vita animale di nascere e svilupparsi, pure ci sopravviverà, quando su questo nostro pianeta noi umani non ci saremo già da un pezzo.

Per chiudere il cerchio, dunque, più che ai diritti delle piante dovremmo badare al nostro dovere di rispettarle, preservarle, tenerle care, poiché il contrario equivarrebbe a una fine certa. Un po’ come tagliare il ramo sul quale siamo seduti. (g.bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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